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Ibrahimovic: “Milan al top, ma dobbiamo avere ancora fame di fare di più”

Zlatan Ibrahimovic, attaccante del Milan (getty images)
Zlatan Ibrahimovic, attaccante rossonero, ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni di 'Milan Tv': ecco cosa ha detto

Enrico Ianuario

Intervistato da 'Milan Tv', Zlatan Ibrahimovic ha rilasciato delle dichiarazioni direttamente dal ritiro a Dubai.

Sulle sue condizioni dopo l'infortunio: "Sto bene. Ogni giorno che passa sto migliorando. Sto seguendo il protocollo che devo seguire. Purtroppo non c'è una data di ritorno di Ibra perché quando mi sento pronto, quando starò bene bene, rientro. Questa è la cosa più importante. E poi importante è stare bene perché quando uno sta bene riesce a fare cose. Non rientro perché voglio fare Ibrahimovic, rientro perché voglio fare la differenza".

Sulla differenza con l'infortunio di Manchester: "Un altro infortunio. La differenza è che sono più pronto questa volta, la prima volta non lo ero perché non mi era successo. Non ero mai stato in quella situazione. Adesso ho esperienza rispetto la prima volta. La chiave qua è pazienza, lavorare e tornare più forte di prima".

Sulle siringhe al ginocchio: "Proviamo in tutti i modi, a stringere i denti e pensare ad altre cose come la squadra e aiutarla. Poi facevo quello che riuscivo a fare. Ti dico la verità, non era tanto quello che riuscivo a fare perché ero molto limitato. Il ginocchio stava veramente male e ogni volta che entravo in campo c'era il rischio di peggiorare la situazione ed è questo che sto pagando. Però se ho rimpianti ti dico di no, lo farei sempre se ho la possibilità di vincere lo scudetto".

Sulle sensazioni della sfida contro il Sassuolo: "Partita di Sassuolo era un giornata molto importante perché era la partita dove potevamo vincere lo scudetto. In campionato ci sono 38 partite, ne mancava una per essere campioni. Quel giorno non si poteva sbagliare niente: preparazione, fuori del campo, trasferimento, albergo... tutto doveva essere perfetto. Anche se c'era qualcosa di non perfetto, lo era. Poi in partita entrare concentrati, fiduciosi, giocare come sappiamo e non perdere la testa. Giocare tutto per la partita mentalmente non è facile, ma abbiamo preparato bene la partita. Avevamo voglia di vincere ma tutto sotto controllo. Eravamo tutti fiduciosi. Devo dire che mister era un po' stressato, ma non solo quel giorno, ma negli ultimi tre mesi. Lo capisco perché se lavori per un trofeo che non hai mai vinto non è facile perché non si ha esperienza, non sei abituato. Ma alla fine abbiamo vinto e quando vinci tutto si scioglie, si rilassa, lacrime, emozioni, gioia, sorridi, godi. Tutto in uno arriva ed è il momento più bello che ti può succedere. Per questo un calciatore gioca e lavora per questa cosa e quando questo ti torna è la cosa più bella che può succedere. Il mio discorso non era programmato. Non sono uno che sto programmando mie cose, sono me stesso e dico quello che mi viene sul momento. Dopo quello che abbiamo passato, dal mio arrivo, ho fatto la promessa, giocare in pandemia, tornare a giocare con il pubblico, sono successe tante cose e poi vinciamo. Allora lì il discorso mi è venuto dal cuore, penso che i ragazzi meritavano questo. Poi tutto è esploso, si vede nel video: non c'è tanto da spiegare. Quello che mi dà soddisfazione è vedere Maldini esultare, festeggiare. Noi sappiamo quanto significa questo trofeo. Quello che abbiamo passato non era facile per nessuno, era una gioia infinita".

Se ha avuto paura di non tornare in campo: "Non ce l'ho, non esiste avere paura. Bisogna essere realistici. Sono stato fortunato di giocare a calcio per 20-25 anni. Non ho paura, è destino. Tutto quello che è successo e succederà, deve essere così".

Su quante volte si allena al giorno: "Non è quanto lavori. Non c'è un orario. Mi alleno fino a quando mi sento bene e soddisfatto. Un paio di ore al giorno, mi sento vivo quando lavoro. Perché so nella mia mentalità che quando si lavora bene e tanto, ti torna sempre. Ma non solo in allenamento, ma anche in altri lavori. Sono un animale, sono forte fuori quando mi guardi, ma sono ancora più forte dentro".

Sui figli che giocano nelle giovanili del Milan: "Do tanti consigli. Quello che tu spieghi e provi per loro succede in partita. Allora quando dico di allenare e stare attento, una cosa è se lo dici con la voce, un'altra è quando capita in campo. Quello che ho detto, spiego, si ripete nell'azione. E' di quello che parlo con loro. Io dico loro che se sbaglia Rafa un dribbling, possono sbagliare pure loro. Hanno la pressione di essere miei figli, ma si sbaglia, è normale. Io dico loro che il loro esempio può sbagliare, anche loro possono sbagliare. E' una cosa mia di esperienza che trasformo nella nuova generazione".

Se gli ricordano lui da bambino: "Ma io penso che ognuno ha il suo profilo, carrattere, stile di giocare. Poi se uno è simile a me non è giusto, non bisogna paragonarlo perché sennò vai in difficoltà. Ognuno è sé stesso, non è giusto dire che sono uguali al papà. Sono giovani, stare bene ed essere felici di quello che stanno facendo".

Su che ricordi ha del ritiro di Dubai nel 2010: "Eravamo a Dubai, correvamo in spiaggia. Poi tutto andava come volevamo. Grande esperienza, grandi ricordi".

Se ha mai parlato con i genitori del perché del nome: "Il cognome di papà è Ibrahimovic. Poi hanno detto Zlatan, che è oro in slavo. Non ho mai chiesto il perché. E' così, era destino. Non posso cambiarlo".

Se ha l'obiettivo di trasformare qualcosa di impossibile in possibile: "Lo abbiamo già fatto due anni fa. Sono arrivato e dicevo che portavamo il Milan al top. Tanti ridevano e non ci credevano, invece noi abbiamo lavorato e ognuno ha preso le proprie responsabilità. Paolo e Ricky hanno fatto un grande lavoro, noi e il mister in campo. Ognuno ha fatto il suo, ora siamo dove siamo ma non bisogna di essere soddisfatti. Non si pensi che sia finita, è il contrario. Hai mangiato un po' di successo e sai che feeling è. Questo deve continuare adesso e avere fame di fare ancora di più".

Se farà un altro 'deal': "Per questo siamo lavorando". Milan, in Germania sicuri: "Leao non vuole rinnovare".

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