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Giovanni Galli: “Rangnick sa cos’è il Milan? Ecco cosa manca ad Elliott”

Giovanni Galli (credits: GETTY Images)

MILAN NEWS - Giovanni Galli, ex portiere del Milan, è stato intervistato dal giornalista Carlo Pellegatti in diretta Instagram. Le sue parole

Salvatore Cantone

MILAN NEWS - Giovanni Galli, ex portiere del Milan, è stato intervistato in diretta Instagram dal giornalista Carlo Pellegatti. Ecco le parole di Galli: "L'ultima mia partita al Milan contro la Steaua? Eravamo in un momento difficile perchè venivamo dalla sconfitta in Coppa Italia contro la Juventus e la sconfitta contro il Verona. Quella che doveva essere la stagione con maggior numero di trofei si trasformò in un annata complicata. L'avversario era ostico, allenato da Eriksson, ma noi fummo bravi perchè andammo a colpirli nel loro gioco. Su un appoggio di Van Basten ci fu l'inserimento di Rijkaard che fece gol. Facemmo quello che loro avevano preparato".

Sull'addio: "Non giocavo in campionato, e dunque decisi di lasciare il Milan. Andai in sede e avvisai dell'opportunità che si era creata. Sacchi decise di farmi giocare quella partita. Nel secondo tempo ero sotto la Curva del Milan e tutti dicevano "Giovanni, Giovanni". Fu emozionante. A fine partita mi lasciai andare. L'abbraccio con Gullit? Lui si infortunò, ma si fece 50 metri per venirmi ad abbracciare. Un abbraccio da parte di un compagno straordinario".

Su quella parata in Milan-Malines: "In molti pensano al Malines come una squadra di secondo piano: premettiamo che in Coppa dei Campioni giocavano solo i vincitori dei rispettivi campionati e il Malines dava tantissimi giocatori alla Nazionale belga, quindi giocammo praticamente contro la Nazionale. Soffrimmo in maniera incredibile all'andata, soffrimmo molto al ritorno, tanto che vincemmo ai supplementari in 10 con l'espulsione di Donadoni".

Su quella vittoria in Coppa dei Campioni: "Un episodio particolare? Gli scontri epici con il Real Madrid. Con loro c'erano diversi conti in sospeso che avevamo negli ultimi anni: ad esempio dopo la vittoria dello scudetto a Como, festeggiamo con un'amichevole a San Siro, vincendo 2-1, ma loro non ci stavano mai a perdere. L'estate successiva ci invitarono al Bernabeu per restituirci il favore, ma vincemmo 0-3. Mi ricordo che negli ottavi di finale cercarono di intimorirci all'ingresso in campo, avendo quasi un atteggiamento da provinciale. Tutto mi sarei aspettatato tranne che quell'atteggiamento da una squadra come il Real".

Su Stella Rossa-Milan: "Anche la Stella Rossa era stile Malines, ma erano più cattivi e qualitativi. Avevano una squadra importante. In difesa erano veramente dei picchiatori, non avevano paura di scontrarsi. Quella partita la ricordo per due-tre cose: quella meno piacevole è l'incidente a Donadoni, dove davvero sfiorammo il dramma. Quando entrammo lo stadio era strapieno, ma pensammo nella notte: "Qualcuno domani andrà a lavorare e non ci sarà alla gara", ma in realtà lo stadio era comunque pieno. Retroscena? Verso l'1-2 di notte dopo la prima partita, Sacchi chiamò quattro giocatori  tra cui io e ci domandò "Che dobbiamo fare domani ragazzi per vincere?" Noi rispondemmo: "Noi dobbiamo giocare come sappiamo, dobbiamo fare il Milan". Io credo che da lì sia partita la scintilla. Perchè non ci riuscimmo il giorno prima? Probabilmente perchè a quel punto non avevamo niente da perdere visto che erano out Virdis, Ancelotti e Gullit. A quel punto ci facemmo coraggio dicendo che dovevamo giocarcela".

Su Van Basten: "La prima partita con la Stella Rossa non gioco bene perchè gli avversari andavano sempre a fargli male sulla caviglia. Il giorno dopo si è ribaltato tutto, e Van Basten giocò una partita straordinaria".

Sul giocare con Van Basten e Maradona: "Van Basten era l'eleganza assoluta. Quando lo vedevi correre in mezzo al campo, sembrava l'artista Bolle. Vedevi qualcosa di straordinario: era tutto l'eleganza. Un altro giocatore elegante come Van Basten era Giancarlo Antognoni. Van Basten poi si è rivelato più determinante. Una cosa che mi ha sempre colpito è che per lui fare 3 gol in una partita, o sbagliare un calcio di rigore, era la stessa cosa. Sembrava che non avesse emozioni.  Maradona era un talento assoluto. Madre Natura gli ha dato tutto. A volte per sorprenderlo in allenamento, lanciavo il pallone di sorpresa, e, anche se girato di spalle, riusciva a controllarlo. Era incredibile. Riusciva a fare la stessa cosa anche una pallina di tennis o un melone. Le sfide con lui erano gli allenamenti: quando veniva ad allenarsi non voleva andare più via. A volte facevamo accendere i fari perchè lui voleva continuare ad allenarsi".

Su Napoli-Milan 2-3: "Se ho parlato con Maradona di quella partita? Abbiamo parlato di quel particolare che ci ha portato a quella settimana. Il presidente Berlusconi voleva mettere l'uomo sul palo e io ebbi con lui una discussione perchè io dicevo al presidente: "Se metto un uomo sul palo ho tutti i giocatori davanti e non riesco a vedere niente sul mio palo". Siamo stati una settimana a discutere e io dissi: "Maradona può farmi gol solo se prende quell'incrocio". Dopo non mi ha detto niente, nonostante il gol subito, visto che avevamo vinto la partita".

Su Baggio: "Dobbiamo partire da un presupposto: lui a 17 anni si è rotto il crociato. Lui dopo ogni partita stava mezz'ora col ghiaccio sul ginocchio. Ha fatto quel che ha fatto con un ginocchio disastrato. Nel calcio italiano ci sono stati tantissimi fuoriclasse e campioni, ma Baggio era qualcosa al dì sopra. Aveva tecnica, aveva forza, era abile, era geniale. Uno dei campioni più grandi di tutti i tempi. Io ho ancora negli occhi il gol che fece con il Brescia alla Juventus: quel gol lo fa solo chi ha magia nel cervello e nei piedi".

Sulla finale Milan-Barcellona: "Un aneddoto su quella vittoria? Personalmente devo dire che ero uno dei 90.000, visto sono stato inoperoso. Il portiere non deve essere protagonista per forza, ma deve essere pronto quando è chiamato in causa. L'importante è la partecipazione che hai alla partita nella sua interezza. La devi vivere, ma non essere protagonista per forza. A volta volerlo essere ti porta ad eccedere, cosa che non serve. Il calcio italiano aveva bisogno di una vittoria schiacciante come quella. In quel periodo c'erano sempre in squadre italiane in finale, ma poi le cose sono cambiate".

Sulla sua carriera:"Ho giocato in un calcio diverso da quello di oggi ma certamente più spettacolare e dai valori assoluti".

Sulla difesa del ferro del Milan: "Quella grande difesa c'era già con Liedholm. La zona portata da Liedholm è un principio di partenza. Non voglio dei meriti, però devo dire che Filippo Galli aveva 23 anni, Costacurta 20, Maldini 20. Il merito che mi voglio prendere è il fatto di aver aiutato questa linea difensiva a crescere perchè a me piaceva molto parlare con la squadra, perchè ascoltavo quello che dicevo l'allenatore per guidare la linea. Io mi trovavo in una situazione privilegiata, perchè da dietro potevo vedere tutto e dare le indicazioni. Se ad esempio Tassotti aveva l'uomo alle spalle, io l'avvisavo, così come tutti gli altri. Cercavo di abituarli a quelli che erano i movimenti che voleva Sacchi".

Su Kakà:  "Io con Kakà non ho giocato, ma avevo un'adorazione per questo calciatore. Anche lui era elegante. Era un giocatore completo, ma il meglio di se stesso lo dava negli ultimi 40 metri. Lui aveva questa capacità di leggere la partita: era un calciatore intelligente così come lo era Seedorf. Sapevano esattamente cosa fare: avevano un qualcosa in più che non si può allenare".

Su Milan-Liverpool 2-1 : "Che gioia. Partita sofferta. Gli inglesi a volte diventano presuntuosi e quella volta secondo me il Liverpool è stato presuntuoso, ricordando la vittoria di due anni prima".

Su Inzaghi: "Pippo è stato un centravanti particolare: vi sfido a vedere tutti i suoi gol e vedere se c'è qualcuno da fuori area o dribblando due-tre giocatori. Aveva quella capacità di leggere dove sarebbe andata la palla".

Su Milan-Barcellona 4-0: "Capello fu un vero stratega. Quando sapeva che non aveva i centrali per la finale ha cercato in tutti i modi di trovarlo facendo esperimenti. Lui in quella partita ha potuto giocare sull'avversario a differenza magari di altre partite come quella con l'Ajax. Lui ha trovato tutte le contromosse per vincere quella partita. Germania, Spagna, Inghilterra, calcio spettacolare? Sì, ma quando giocano contro di noi è sempre dura, perchè abbiamo i tecnici preparati. Il nostro campionato è il più difficile in assoluto".

Su Savicevic in Milan-Barcellona: "Era un altro genio, un altro alla Maradona. Sono quei calciatori che hanno talmente talento che a volte si accontentano. E' stato un grande, ma se avesse avuto voglia di migliorarsi secondo me sarebbe diventato un giocatore da ricordare nei secoli".

Su Rui Costa: "Le mie figlie sono tutte e due innamorate di Rui Costa. Una è riuscita a rimanere tifosa della Fiorentina e l'altra del Milan per "colpa" di Rui Costa. Era una faro che si muoveva in mezzo al campo: avevi bisogno di un passaggio? Sapevi che c'era lui. Era un grandissimo calciatore".

Sul Milan attuale: "Che manchi la continuità al Milan mi sembra evidente. Quando si vede la rosa del Milan ci rendiamo conto che sono arrivati dei calciatori con Galliani, altri con Maldini, Mirabelli, Leonardo ecc. C'è un'accozzaglia di giocatori comprati con idee diverse. Rangnick? La sua storia è legata a Austria e Germania dove il calcio è più schematico e dove 1+1 fa 2. In Italia non è cosi. Noi conosciamo la pericolosità di andare a giocare nei campi di provincia, e quindi bisognerà aspettare e capire se si adatterà a questa cosa. Dobbiamo dare il tempo. Vorrei che ci fosse una figura di riferimento in questo Milan: quando noi avevamo un problema arrivava Berlusconi  ed era tutto diverso. Adesso c'è Scaroni: sicuramente è una persona squisita, Gazidis è una persona competente, ma sono dipendenti. Io voglio vedere in faccia la mia proprietà: ecco quello che secondo me manca in questo Milan. Pensavo che questa cosa potesse cambiare con Maldini e Boban, ma al momento questa cosa manca.Rangnick cosa sa del Milan? Sa la sua storia? Pensiamo alla Juventus: la storia di questo club è stata fatta da Bonucci, Buffon, Chiellini, ecc, cioè quelli che hanno il Dna Bianconero. Nel Milan l'unico giocatore che ha il diritto di fare qualcosa è Donnarumma". ALTRI DUE EX GIOCATORI ROSSONERI HANNO RILASCIATO DICHIARAZIONI IMPORTANTI, CONTINUA A LEGGERE >>>

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