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Galliani: “Cessione Kaka? Volevo scappare in Brasile. Su Ibrahimovic…”

Adriano Galliani, credit Pianeta Milan

Adriano Galliani, ex amministratore delegato del Milan, ha rilasciato una lunga e interessante intervista al giornale spagnolo AS

Salvatore Cantone

NEWS MILAN - Adriano Galliani, ex amministratore delegato del Milan, ha rilasciato un'interessante intervista al giornale spagnolo AS. Ecco le parole di Galliani: "Sospensione definitiva della stagione? Sono assolutamente contrario a una sospensione definitiva della stagione,Questa decisione causerebbe un dramma economico per tutti i club del mondo, anche per il più grande, il Real Madrid. Credo che la soluzione sia molto semplice: la stagione deve terminare prima del 31 dicembre e le prossime due si dovranno disputare nel 2021 e nel 2022, approfittando del fatto che i Mondiali si disputeranno in inverno. Non dobbiamo avere fretta di tornare in campo, l'importante è recuperare le partite".

Sul momento molto difficile di Italia e Spagna: "È tutto molto difficile. Amo moltissimo la Spagna, passo tutte le mie estati a Ibiza e temo che quest'anno non sarà possibile. Amadeo Salvo mi voleva come vice presidente della squadra delle Baleari e senza il Monza, forse ora sarei lì. Sono innamorato di questo paese dagli anni '60: piango pensando ai suoi defunti e ai nostri, ma presto usciremo da questa tragedia. Saremo più forti, ne sono sicuro"

Sull'emergenza coronavirus: "Tarda reazione del calcio? Devono dirlo gli scienziati. Io posso solo parlare di ciò che conosco, cioè il calcio. A posteriori appare chiaro che bisognava chiudere tutto prima, ma nessuno immaginava di trovarsi in questa situazione".

Sul taglio stipendi: "Un taglio è sicuramente necessario. La mia soluzione è questa: abbiamo bisogno di una riforma internazionale per ridurre i salari in maniera bilanciata con i danni economici. Non è giusto chiedere ai calciatori più di quanto perdono i club".

Sul sogno Ibrahimovic "Ibrahimovic? Sì, ci abbiamo pensato prima della crisi. Il Monza è un club solido, appartiene al 100% a Fininvest, il nostro obiettivo è portarlo in Serie A, dove non è mai stato, e lasciarlo lì in maniera stabile nella massima serie. Da bambino ero tifoso di questa squadra. La mia seconda squadra europea, dopo il Milan in cui sono cresciuto, è sempre stata il Real Madrid".

Sul Real Madrid: "Mi commuovevo quando prima dei pranzi ufficiali mi incontravo con Di Stefano. C'è una cosa che mi ha emozionato in maniera particolare: durante le celebrazioni per i 50 anni dell'Uefa diedero un premio a Milan e Real Madrid per aver vinto il maggior numero di coppe. Eravamo insieme. Di Stefano, che faceva fatica a camminare, mi prese sotto braccio, in quel momento piansi. Pensavo a quando ero un bambino a Monza e lo ammiravo, non avrei mai immaginato una cosa così, con un Dio del calcio. E' stata una delle emozioni più grandi della mia vita, più delle 5 Champions vinte".

Su Florentino Perez: "Ho molti ricordi di Florentino Perez, un amico, un professionista e una persona straordinaria. Nel 2002 ero a Madrid e mi ha anche organizzato una festa a sorpresa per il mio compleanno, che è il 30 luglio. E nel 2015 ha fatto la stessa cosa dopo'un amichevole: mi ha aspettato con una torta per brindare insieme"

Su Kaka e il mercato: "Ci sono due trattative che porto sempre nel mio cuore. La prima è la vendita di Kakà nel 2009. Ero disperato, non volevo che andasse via, pensai di scappare in Brasile per guadagnare tempo. Perez, mi disse: 'Fai quel che vuoi'. Alla fine dovetti cedere. L'altro rimpianto è Fernando Redondo, ero pazzo di lui. Venne qui e si infortunò, non potendo  mai mostrare il suo talento".

Sempre su Redondo: "Nel 2000 è stato il migliore della Champions League, ero pazzo di lui: pensavo di aver chiuso una delle migliori operazioni della mia vita. La delusione più grande della mia carriera è stata di non vederlo giocare al massimo delle sue potenzialità al Milan.  Era un grande giocatore e un uomo straordinario, voleva tagliarsi lo stipendio durante l'infortunio".

Su Kaka che non ha brillato al Real: "Non so spiegarlo. Sono i misteri di questo sport. Berlusconi dice sempre una cosa: il calcio è come la religione, ci sono misteri gioiosi e misteri dolorosi. In fondo, per questo ci piace tanto".

Sulla decima vinta da Ancelotti: "Se è quella che ho festeggiato di più del Real Madrid? Sì, senza dubbio. Ho parlato con Carlo dopo la partita e gli ho detto che ha avuto fortuna con il gol di Sergio Ramos. Egli mi rispose così: 'Che cosa, mancava ancora moltissimo tempo: circa cinquanta secondi … E ridemmo. Quella notte ho sofferto anche per i dirigenti dell'Atletico Madrid. Michelangelo Gil è un altro grande amico e lo era anche suo padre".

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