Su chi era a 16 anni: "Un ragazzo catapultato nel mondo dei grandi, ma che inseguiva il suo sogno: divertirsi giocando a pallone. Poi il sogno è diventato un lavoro. Ora sono un ragazzo più maturo, che mette a frutto nel presente ciò che ha imparato nel passato".
"Sono stato uno dei primi ad arrivare così giovane nella prima squadra di un club come il Milan e uno dei primi a diventare un fenomeno social". Continua così Mastour. Si è sentito usato? "Quando l’ho capito e ho detto basta, qualcuno mi ha giurato che non avrei mai più messo piede su un campo di calcio. Non c’è cosa più brutta da dire. Ho sofferto molto, tanto da cadere in depressione".
Col Milan ha giocato con Kakà, Robinho, Balotelli: "Kakà: maestro. Robinho: fantasia. Balotelli: forza. Kakà mi abbracciava come si fa con un fratello minore, mi aiutò a inserirmi nel gruppo. Con Robinho, in campo, parlavo la stessa lingua. Mi dava consigli, mi diceva di gestire la palla in una certa zona e di puntare l’avversario in un’altra. Mi gasava tantissimo. Di Balotelli ricordo quando, in allenamento, mi disse: “Voglio che tu oggi esci con zero errori. Li conto".
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