Sul fatto di sentire il 'peso' del prezzo del suo cartellino: "No, volevo solo dimostrare di essere all’altezza di un club prestigioso come il Milan. Lo seguivo già dai tempi di Ruud Gullit, Frank Rijkaard e Marco van Basten, per me era un onore vestire quei colori”.
Sul suo primo giorno in spogliatoio: “Un disastro (ride, n.d.r.). Arrivai a Milanello in tuta e con le scarpe da ginnastica. Indossavo anche mutande da bambino, quelle con elefanti e giraffe. Gli altri miei compagni, invece, si presentarono tutti con vestiti firmati, da Armani a Dolce & Gabbana, Alessandro Costacurta era in smoking. All’inizio non capivo. In Spagna ero abituato a vestirmi sportivo, anche per stare comodo in autobus. Per cambiarmi cercai di togliermi tutto insieme, in modo da far vedere il meno possibile tutti i miei indumenti. Una volta tornato a casa, convinsi mia moglie ad accompagnarmi il giorno dopo al centro commerciale per rifare l’armadio. Quanta bella roba che avete voi in Italia”.
Sul Milan che ha vissuto: “Gennaro Gattuso, Manuel Rui Costa, Paolo Maldini, Demetrio Albertini, questi erano alcuni componenti di quel Milan. Mi è bastato vederli la prima volta per capire la dimensione del club. Il secondo giorno mi presentai a Milanello con jeans e camicia: avevo 27 anni, non ero ancora del tutto maturo”.
"Feci amicizia con tutti, specie con Gattuso, Rossi e Simone. Ancelotti mi parlava tanto"
—Sugli ex compagni del Milan con cui ha legato di più: “Ho fatto grande amicizia con tutti, specie con Gattuso, Sebastiano Rossi e Marco Simone. Vivevo con Andrea Pirlo vicino a Gallarate, anche se spesso andavo a Milanello in macchina con Rui Costa”.
Sull'ex tecnico rossonero Fatih Terim che spese belle parole per lui all'inizio: “Grande allenatore e persona. Venne esonerato dopo dieci giornate, ma negli allenamenti ci metteva l’anima. Mi diede diversi consigli per migliorarmi, spronandomi anche nei momenti in cui trovavo poco spazio".
Su Carlo Ancelotti, che lo rilevò in panchina a fine 2001: “Mi parlava tanto. A livello di gestione del gruppo è un maestro: sa quando e come parlarti in base al momento del singolo e della squadra”.
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Su come valuta il suo bilancio con il Milan: “Non troppo positivo, ma neanche così negativo. Nell’estate in cui sono arrivato era andato via Oliver Bierhoff, qualcuno pensava fossi il suo naturale sostituto. Lui era un fenomeno. Segnai subito all’esordio in Coppa UEFA contro il BATĖ Borisov, sia all'andata che al ritorno. Il rapporto che avevo con quel torneo era speciale, non so perché: bastava una mezza palla buona per esaltarmi. Giocavo in coppia con José Mari, a volte Andriy Shevchenko, o unica punta con dietro Rui Costa a imbucarmi, che ricordi. In campionato feci una doppietta al Venezia, così come alla Lazio in Coppa Italia, quarti di ritorno all’Olimpico. Avevo segnato anche all’andata. Poi contro la Juve uscimmo in semifinale, anche lì segnai nella gara di andata”.
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