Winston Bogarde, ex giocatore del Milan nella stagione 1997/1998, ha rilasciato una lunga ed interessante intervista ai microfoni de 'Il Fatto Quotidiano', denunciando il razzismo che serpeggia nel mondo del calcio. Ecco, dunque, le sue parole in merito.


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Ex Milan, Bogarde accusa: “Non ci scelgono come allenatori perché siamo di colore”
Ex Milan, ricordi Winston Bogarde? Da meteora alla lotta contro il razzismo
—Sulla causa allo Sparta Rotterdam: "Era il 1994. Recentemente il tecnico dello Sparta Maurice Steijn mi voleva nel suo staff, ma la dirigenza bloccò tutto. Ci ha portato in tribunale, gli dissero. Erano cose di trent’anni fa – soldi oltretutto legittimamente dovuti – ma a queste patetiche, tristi e ottuse persone rodeva ancora. Per questo mi cercano come allenatore individuale, ma anche per questo trovo spesso le porte chiuse dei club".
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"Due anni fa dei procuratori mi hanno chiesto se volevo lavorare per alcuni loro clienti. Venivo da sette anni di Ajax, non ero certo l’ultimo degli sprovveduti. Il problema è che spesso non c’è formazione specifica. Non per riluttanza, ma perché semplicemente non esiste il know-how per l’allenamento individuale o per l’allenamento in linea. Negli ultimi anni Cruijff aveva riformato il settore giovanile inserendo percorsi di sviluppo individuale, con l’aiuto di ex calciatori di alto livello. Dopo la sua scomparsa però è stato quasi tutto smantellato. Mi fa piacere che adesso qualcuno si renda conto dei benefici che può portare un allenatore interamente dedicato a sé, con il quale analizzare le partite e svolgere una preparazione specifica".
Sull'esperienza in Turchia: "In Turchia ci sono andato come assistente di Patrick Kluivert. Lì c’era un detto: è il pifferaio che sceglie la musica. La formazione e i cambi li voleva fare il team manager, un mero tramite del presidente. Competenza tecnica zero. Io facevo da scudo a Patrick, con me c’era poco da alzare la voce. Dopo due mesi e mezzo me ne sono andato. Anche perché non pagavano".
Sul razzismo: "Oggi non è cambiato nulla. Nessuno ti verrà mai a dire che non ti sceglie perché sei di colore. Lo fa e basta. Guardate Seedorf o Davids, oppure Kluivert che ha dovuto accettare prima un club turco di mezza classifica, poi la nazionale indonesiana. Grandi occasioni poche o nessuno, quando in giro si vedono tanti altri allenatori che, pur ottenendo poco in campo, una buona panchina la trovano sempre. E sarà così anche questa volta. E’ la loro arma, la loro scusa. Però vorrei che qualcuno mi spiegasse: se non è razzismo, cos’è?".
"Io in questi anni penso di aver dimostrato le mie qualità di allenatore. Quando Shreuder fu esonerato a stagione in corso, la dirigenza chi prese come traghettatore? Non l’assistente con più esperienza che avevano, ossia Reiziger, ma John Heitinga, che aveva da poco iniziato a guidare lo Jong Ajax. Se non è una questione di colore della pelle, di cosa si tratta? Io queste domande non smetterò mai di pormele". LEGGI ANCHE: Milan, è toto direttore sportivo: e dal nulla spunta un nome a sorpresa >>>
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