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Antonelli: “Liedholm e il mago: così nacque il Milan della Stella”

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L'edizione odierna de 'La Gazzetta dello Sport' ha dedicato ampio spazio ad una lunga intervista con l'ex attaccante del Milan Antonelli
Alessia Scataglini
Alessia Scataglini

L'edizione odierna de 'La Gazzetta dello Sport' ha dedicato ampio spazio ad una lunga intervista con l'ex attaccante del Milan Roberto "Dustin" Antonelli. Il giocatore, icona rossonera dal 1975 al 1982, ha ripercorso i momenti più importanti della sua carriera in rossonero, durante la quale ha conquistato uno Scudetto e una Mitropa Cup. Ecco le parole di Antonelli:

Chi è stato il primo a chiamarmi Dustin? Ricky Albertosi, appena arrivai al Milan. Mi disse: “Ma sai che sei uguale?” (all’attore americano Dustin Hoffmann, ndr). Da lì: Dustin per sempre. Ci sono affezionato. I miei tre nipoti mi chiamano Nonno Dustin. Krol disse che ero un brasiliano nato in Italia? Bel complimento e un po’ di verità c’è, la tecnica era il pezzo forte del mio repertorio. Liedholm aveva un debole per me, è stato lui a farmi esordire in Serie A. Già a Monza dicevano che ero il “Cruijff della Brianza”, insomma, avevo un po’ le sue movenze, ma non scherziamo. Di Gianni ero amico, era il mio idolo. Avevo dieci anni quando lui alzò la Coppa dei Campioni a Wembley, è stata una fortuna giocarci insieme“.


"Ero un 9 e mezzo elegante". Antonelli tra Scudetto, le due retrocessioni e il rimpianto della Nazionale

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Antonelli prosegue: “Ero un 9 e mezzo. Elegante, un buon dribbling, ottima coordinazione al tiro. Nel Milan della Stella giocavo alle spalle di Stefano Chiodi, il punto di riferimento in attacco. Io, Bigon, Novellino, Rivera, ci davamo il turno. Giocavamo un calcio ragionato, cercavamo il palleggio. Quell’anno segnai cinque gol. Il più importante contro la Roma a San Siro. Nei minuti finali mi procurai il rigore. Il rigorista era Chiodi, ma Liedholm indicò me: “Tiralo tu”. Chissà come mai decise così, forse per scaramanzia. Una volta mi mandò con Aldo Maldera dal suo amico, il mago Maggi. E niente, il mago ci voleva solo conoscere, piacere, piacere mio, parlammo un po’, forse ci stava studiando e avrebbe riferito a Liedholm, chi lo sa“.

Antonelli continua: “Le due retrocessioni? La prima nel 1980 per il calcioscommesse, brutta storia. La seconda in campo, due anni dopo. All’ultima giornata a Cesena segnai il gol della vittoria per 3-2, ma a Napoli Castellini fece un errore, buttò il pallone in calcio d’angolo e sul corner successivo il Genoa pareggiò, si salvò e andammo giù noi. Nel mezzo  però c’è il mio miglior campionato, in B, quando vinsi il titolo di capocannoniere con 15 reti“.

Antonelli poi conclude: “Mio figlio Luca ha avuto una bella carriera. Monza, Genoa, Milan sono le squadre in cui abbiamo militato entrambi. Luca ha giocato anche 13 partite in Nazionale, a me invece manca, ma la concorrenza all’epoca era seria. Ho giocato solo una volta in azzurro, con la Sperimentale a Bologna, contro l’Urss. Luca oggi è il vice di Galloppa nella Fiorentina Primavera, lavorano bene, fanno crescere i ragazzi. L’allenatore l’ho fatto anch’io, negli anni 90, in C a Casarano con Pantaleo Corvino e in B a Monza le mie stagioni migliori. Ma ho dovuto smettere, prima un’ischemia, poi un infarto. I dottori mi hanno detto: meglio se ti fermi. E mi sono dato al golf: una grande passione, scoperta una decina d’anni fa grazie al mio amico, ex presidente del Milan, Felice Colombo“.

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