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Amoroso: “Maldini, un fenomeno. Il Milan mi ha sempre trattato benissimo”

Marcio Amoroso, qui con la maglia del Milan nel 2006 (credits: GETTY Images)

Marcio Amoroso, ex attaccante di Udinese, Parma, Borussia Dortmund e Milan, ha rilasciato una bella e lunga intervista ai microfoni di 'Radio Rossonera'

Daniele Triolo

NEWS MILAN - Il brasiliano Marcio Amoroso, ex attaccante di Udinese, Parma, Borussia Dortmund e Milan, ha rilasciato una bella e lunga intervista ai microfoni di 'Radio Rossonera'. Queste le dichiarazioni integrali di Amoroso:

Che ricordi hai di mister Alberto Zaccheroni ai tempi dellUdinese? “Zac all’inizio è stato duro, difficile, però è stato una persona molto importante per me perché sapeva quello che potevo dare e dove potevo arrivare nel calcio italiano. Mi ha cambiato ruolo perché prima di arrivare a Udine giocavo trequartista dietro le punte. In Italia è difficile giocare a centrocampo perché devi muoverti sempre e non puoi permetterti di star fermo. Quando ho cambiato ruolo ho capito che giocare vicino alla porta per me era meglio”. 

Il difensore più forte che hai incontrato nella tua carriera? “Paolo Maldini, un fenomeno! Non era un difensore cattivo, entrava sempre sul pallone. Onesto in campo e fuori, una grandissima persona”.

Esiste lamicizia nel calcio? “Assolutamente sì. Per esempio ai tempi del Milan con Ricardo Kaká, Serginho, Nelson Dida e Marcos Cafu eravamo molto amici e lo siamo tuttora quando andiamo a giocare qualche partita insieme”.

Che ricordo hai delle sfide contro il Milan? “Ho avuto la fortuna di segnare contro il Milan, ho fatto uno dei miei gol più belli contro quella squadra che vinse lo Scudetto. Zaccheroni quando è andato al Milan mi voleva portare con lui per far coppia con Oliver Bierhoff ma la famiglia Pozzo ha detto no a quel possibile trasferimento. Il Milan però mi ha sempre portato fortuna, è una squadra che rappresenta il calcio mondiale e un giocatore bravo deve sempre saper segnare contro le grandi squadre”.

Tu che lhai conosciuto bene, Bierhoff oltre che di testa era forte anche coi piedi? “Meglio di testa (sorride n.d.r.), in quel fondamentale era sicuramente uno dei giocatori più forti che ho visto giocare e con cui ho giocato”.

Che ricordi hai di mister Arrigo Sacchi? “Sacchi a quei tempi non aveva tanta pazienza di stare in panchina e allora cambiò mestiere facendo il direttore tecnico. Credo che per lui, per una questione di salute, sia stato meglio. Però forse, se lo avessi avuto tanti anni prima sarei stato più completo”.

Com’è nata la trattativa per il tuo passaggio al Milan, parlasti con Adriano Galliani? “Galliani mi voleva al Milan da qualche anno, fin dai tempi dell’Udinese. Ricordo anche che quando ero al Dortmund feci una tripletta in semifinale di Coppa UEFA proprio contro il Milan. Quando giocavo al San Paolo e vinsi la finale di Coppa Intercontinentale contro il Liverpool diventai campione del mondo per club e il mio contratto con la squadra brasiliana sarebbe scaduto a dicembre. Diedi la priorità al San Paolo ma quando non mi rinnovarono il contratto mi chiamarono Galliani e Leonardo per portarmi al Milan e accettai. Forse però ripensandoci sbagliai ad arrivare a stagione in corso perché quella scelta forse mi costò la partecipazione al Mondiale 2006. Nell’attacco del Milan c’erano tanti giocatori forti con lo stesso obiettivo: Alberto Gilardino, Filippo Inzaghi e Andriy Shevchenko”.

Che ricordi hai di quel periodo al Milan? “Ho giocato 4 partite e segnato un gol, una rete importante per la storia del Milan perché ci permise di andare in Champions League. Era una squadra di grandissimi campioni. Era un bellissimo gruppo avevo già un’amicizia con i brasiliani e con gli italiani con cui giocai contro nelle stagioni precedenti. Il Milan è una grandissima società e mi ha sempre trattato benissimo anche se avrei voluto giocare più minuti. Fossi arrivato a inizio stagione avrei probabilmente avuto la possibilità di fare molto bene. Dopo non aver giocato lo spareggio Champions contro la Stella Rossa di Belgrado decisi di tornare in Brasile perché avevo capito che trovare posto sarebbe stato difficile in una squadra che avrebbe avuto Gilardino e Inzaghi da nuovi campioni del mondo”.

Tra tutti i campioni del Milan con cui hai giocato, chi per te è stato veramente incredibile? “A me piacciono i trequartisti, sono i giocatori che mi hanno sempre impressionato. Dico Manuel Rui Costa perché era il cervello di quella squadra anche se con qualche panchina di troppo. Molto intelligente, elegante e faceva la differenza ogni volta che entrava. Dico anche Clarence Seedorf, Andrea Pirlo, lo stesso Kaká: quel Milan era una grandissima squadra”.

Cosa ne pensi di Paolo Maldini dirigente? “Maldini è importante per la storia del Milan, una delle bandiere rossonere più importanti, se non la più importante. Secondo me avrebbe bisogno di maggiore “carta bianca” nei processi decisionali. Se gli dessero più fiducia sono certo che nei prossimi anni il Milan tornerebbe fortissimo”.

Ti fa strano vedere un Milan a metà classifica? “Dopo che è andato via Silvio Berlusconi al Milan è cambiato tutto, un presidente che ha fatto la storia della società rossonera. Magari chi è arrivato dopo non ha capito in pieno la storia di questa società. Il Milan è il Milan e vederlo così mi dispiace tantissimo perché per la storia che ha deve lottare sempre per i massimi obiettivi.

C’è un giocatore del Milan di oggi che ti piace? “Zlatan Ibrahimovic che è ritornato, Gigio Donnarumma che è un grande portiere… Quello che per me potrà fare la differenza in futuro è Rafael Leão per velocità e fantasia. Secondo me è un attaccante che può far soffrire le difese avversarie”.

Che ne pensi di Lucas Paquetá? Marco Giampaolo disse che è troppo brasiliano, cosa pensi intendesse? “Capisco. Io ho passato la stessa cosa quando sono arrivato. Lui è giovane, deve avere pazienza perché se riesce a imparare può fare la differenza tra 2/3 anni. Quando arrivi dal Brasile ti rendi conto che in Europa è tutto diverso. Secondo me lui può giocare come mezzala: ha tanta corsa. Deve credere in se stesso, imparare e crescere grazie ad allenatori e compagni”. MILAN 2019-2020, IL PUNTO SUI TOP E FLOP >>>

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