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Milan, Maldini-Cardinale: i veri motivi della rottura | PM News

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Metodologie, atteggiamento, mercato, rinnovi e rapporto con i procuratori: ecco cosa Cardinale rinfaccia a Maldini, ormai prossimo all'addio al Milan
Matteo Ronchetti Direttore responsabile 

Quella tra Gerry Cardinale e Paolo Maldini è rottura totale, una frattura insanabile che porterà nelle prossime ore l'ex capitano rossonero a dire addio al Milan. L'ufficialità potrebbe già avvenire nella giornata di oggi, martedì 6 giugno. Un vero e proprio terremoto avvenuto in maniera fulminea e inaspettata, malgrado i segnali di crisi ci fossero già tutti. Sembrava, però, che le parti potessero venirsi incontro, e invece c'è stato lo scontro frontale.

In molti riconducono alla richiesta di Maldini di maggiore budget per gli investimenti la motivazione del divorzio con Gerry Cardinale. Da quanto ci risulta, però, il vero motivo sarebbe un altro e legato più alle metodologie di lavoro e all'atteggiamento di costante sfida di Maldini alla proprietà.


Per Cardinale era meglio con Gazidis

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Maldini ha infatti richiesto l'estate scorsa un ruolo di maggior peso in società, chiedendo (e ottenendo) pieni poteri sull'area sportiva. A farne le spese è stato Ivan Gazidis, uomo stimato tanto da Elliott quanto da Redbird. La conferma di Maldini ha reso incompatibile però la permanenza dell'ex AD, che più volte era entrato in contrasto con l'ex capitano rossonero. Il processo decisionale allora era più complesso. Prima di acquistare un calciatore, si riunivano tutti: Gazidis, Maldini, Massara, Moncada e Almstadt. L'ultima parola spettava poi al manager sudafricano e non tutte le operazioni di mercato sono state prese di comune accordo. Anzi..

Questo metodo, però, funzionava e ha portato il Milan a costruire la squadra che poi è arrivata allo Scudetto. Il cambio di modello, con Maldini pieno decisore delle scelte di mercato e uomo solo al comando, invece, ha prodotto una sessione estiva a dir poco deludente. Da qui l'idea di Cardinale di ripristinare decisioni più collegiali. Una decisione che non è stata chiaramente accolta con favore.

Le frecciate di Maldini e il caso-Dybala

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Le frecciate, poi, di Maldini alla proprietà ("Bisogna investire, adesso" e ancora "Comprare Dybala sarebbe stato più facile e conveniente") hanno contribuito a raffreddare ulteriormente i rapporti, portando quindi alla rottura. Redbird, per altro, nella figura di Giorgio Furlani era stata la prima a farsi sotto con Dybala, per sondare il terreno e avvantaggiarsi sulla concorrenza in un momento di stand by dell'area tecnica (Maldini e Massara stavano contrattando il rinnovo di contratto). Una volta confermato, però, Maldini ha preferito dire no a Dybala e virare su altri obiettivi (Renato Sanches, poi sfumato, e De Ketelaere). Questa la ricostruzione, sponda Redbird, dell'accaduto

Maldini, gli agenti e il nodo rinnovi

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Dulcis in fundo, i rinnovi: lo stallo sul prolungamento di Leao ha indebolito ulteriormente la posizione di Maldini, incapace - secondo Redbird - di portare a casa il rinnovo di una delle stelle della squadra e reo di aver perso già troppi giocatori a parametro zero (Donnarumma, Calhanoglu, Kessie..). L'intervento di Furlani è stato visto dalla proprietà come decisivo, mentre i cattivi rapporti instaurati da Maldini con molti procuratori hanno spesso complicato le cose, creando barriere invece che ponti. Ecco, tutto questo ha portato Cardinale a mettere in discussione la figura dell'attuale (ma ancora per poco) responsabile dell'area tecnica. Da qui la rottura totale.

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