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CONFERENZA

Fiorentina, Pioli ‘on fire’ in conferenza: subito stoccata ad Allegri

Redazione PM
Stefano Pioli è stato presentato in conferenza stampa come nuovo tecnico della Fiorentina. Ha parlato anche di Milan, di Ibra e di Allegri.

Stefano Pioli, ex allenatore del Milan, è stato presentato oggi, 16 luglio, in conferenza stampa come nuovo tecnico della Fiorentina. Per l'emiliano si tratta di un ritorno. Due le precedenti esperienze con la viola: una da calciatore (dal 1989 al 1995) e una da allenatore (dal 2017 al 2019). Di seguito, si riportano alcune delle dichiarazioni di Pioli. Interrogato su tantissimi temi, l'allenatore ha avuto modo di citare l'esperienza al Milan e ha anche parlato di Zlatan Ibrahimovic e Massimiliano Allegri.

La presentazione in sala stampa: "Le esperienze che ho fatto fino ad oggi mi hanno portato ad essere nel momento più alto della mia carriera. So che qui ci sono tante aspettative ma ho già ottime sensazioni perché ho trovato tanto spessore umano, oltre che ad un centro sportivo tra i più belli che abbia mai visto. Mi sento pronto per fare un grandissimo lavoro".

Perché tornare a Firenze? "Firenze la sento dentro e alla prima chiamata ho sentito una sensazione particolare. A questa piazza sono legatissimo e sapevo che era la cosa giusta da fare. Vivo molto delle mie emozioni e non ho avuto dubbi sulla scelta. Il modo di giocare? Io voglio più giocatori possibili di qualità, poi chiaro che essa non basta, ma nella mia testa c'è quella di mettere una squadra con giocatori di qualità, che abbiamo. Dopo le amichevoli in Inghilterra avrò idee più chiare ma ho visto già grandi cose".

Le parole su Moise Kean: "Con Moise ho parlato in questo periodo ma non so se ho inciso sulla scelta di restare. Lui è molto grato a Firenze. In questi giorni l'ho visto sereno e voglioso di lavorare. È un giocatore molto forte".


Coppa e qualificazione in Champions sono tra gli obiettivi? "Sì, anche la lunghezza del mio contratto va in quella direzione. In questi tre anni vogliamo provare ad alzare un trofeo e andare in Champions. Certo non è facile ma noi dobbiamo provare a fare meglio degli avversari. Qui abbiamo tutto per lavorare bene: la città non vede l'ora di sostenere i ragazzi. Ho voglia di sfide, altrimenti avrei fatto scelte più comode".

Dzeko può avere l'impatto avuto da Ibrahimovic? "Alla fine del mio primo anno al Milan, quando c'era ancora la possibilità che Zlatan non rimanesse, io chiesi proprio Dzeko. È un giocatore di grande valore e che alza il livello della squadra".

Sull'esperienza in Arabia: "È stata un'esperienza e come in tutte le esperienze ci sono state cose positive e negative. Ho conosciuto una nuova cultura che mi ha reso ancor più elastico. Ma ho sentito dentro di me la volontà di inseguire sfide più che hanno più pressione ma che possono darmi più soddisfazione. In Arabia il campionato è seguitissimo, lì tutti mi conoscevano, però la mia volontà era quella di tornare. Quest'anno in campionato ci sono quasi tutti allenatori top e pensavo di dovessi esserci anche io. Non mi sono mai sentito così preparato".

Su come ha trovato Dodò: "L'ho trovato benissimo, è un ragazzo simpaticissimo e molto forte. Ci contiamo in modo assoluto. Lo vedo dentro al gruppo. Il mio obiettivo è quello di renderlo ancora più decisivo in fase offensiva. Lui mi è sempre piaciuto anche da avversario, che reggeva la gamba di Leao. Lui è uno di quelli a cui ci appoggiamo".

Sulla possibilità di andare in Nazionale: "La Fiorentina ha chiamato, quindi...".

Su Davide Astori: "È chiaro che lui ha inciso molto sulla mia vita professionale e non. Io continuo a sentirlo e questa cosa non smetterà mai. Se riusciamo a fare lo stesso passo con la squadra possiamo anche vincere lo Scudetto".

Vuole lanciare un guanto di sfida? "Non sarà Pioli contro Allegri o contro Conte, ma sarà Fiorentina contro Milan, contro Napoli. Noi dobbiamo avere il fuoco dentro. Potevo restare dov'ero ed essere tra i 10 allenatori più pagati al mondo. Se la Fiorentina è top dobbiamo dimostrarlo. Allegri non ci ha messo tra le candidate della Champions: l'ho già scritto sulla lavagna".

Su Cristiano Ronaldo: "È stato un onore allenarlo. Lui è molto più che un campione. Non avete idea di quello che c'è dentro e fuori dal suo personaggio. Ho condiviso con lui la sua gestione, è un professionista incredibile e ha l'ossessione di giocare e fare gol. Lui vive la giornata in funzione di star bene la partita successiva. Dobbiamo avere quella determinazione".

Sull'imprevedibilità nel calcio di oggi: "Il calcio d'inizio di Luis Enrique? Io l'ho fatto dieci anni fa e non se ne è accorto nessuno. Forse perché non avevo vinto. Le nostre posizioni cambieranno perché gli avversari cambieranno: sono gli avversari che ci dicono come difendere e sono gli avversari a dirci come attaccare".