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Carlo Ancelotti, ex tecnico del Milan, che alza il trofeo della Champions League 07/05/2025 PianetaMilan.it (getty images)
Partiamo subito da un presupposto semplice quanto difficile da accettare: l'Inter ha meritato la qualificazione alla finale di Champions League. Ieri sera, a San Siro, è andata in scena una sfida epica tra due squadre che, tra andata e ritorno, ci hanno intrattenuto con un risultato complessivo di 7-6. La squadra di Simone Inzaghi ha vissuto diverse fasi della partita: è andata in vantaggio, ha subito la tanta qualità del Barcellona, ha sofferto e poi, con grande cuore, ha rimontato. Solo applausi dai tifosi neutrali, mentre da quelli rossoneri si percepisce un sentimento di grande frustrazione, soprattutto pensando a quelle notti che proprio noi abbiamo vissuto.
Qui non si tratta di tifare contro o di "gufare", ma di una concezione reale e dolorosa. Anni fa era il Milan a vivere queste epiche serate. Difatti, la Champions League rappresenta il simbolo perfetto di un Milanismo perduto, quando le sfide europee erano il principale palcoscenico del Diavolo. L'ultima occasione in cui il tifoso rossonero ha riassaporato quelle sensazioni è datata 18 aprile 2023: il Milan pareggia per 1-1 contro il Napoli e, dopo 16 anni (!!), riconquista una semifinale di Champions League.
Rimaniamo a ieri sera, però, dato che il popolo nerazzurro ha potuto assistere a un evento, per colpi di scena, molto simile a quello vissuto dal Milan il 23 aprile del 2003. In quell'occasione il Diavolo affronta l'Ajax a San Siro e in palio c'è proprio una semifinale, guarda caso contro l'Inter. L'andata si conclude con un triste 0-0, ma il ritorno nasconde delle emozioni da montagne russe. Al 30' Inzaghi firma il vantaggio rossonero, annullato poi dal pareggio di Litmanen a inizio secondo tempo. Il raddoppio del Diavolo arriva con Shevchenko, ma Pienaar ristabilisce nuovamente l'equilibrio. Il 2-2 qualificherebbe l'Ajax e solo al 90' si evita lo psicodramma: sullo stacco di Ambrosini, Inzaghi è rapido a trovare il tocco che scavalca Lobont e regala ai rossoneri una vittoria al cardiopalma.
"La Champions League fa parte della storia del Milan", ricordava Adriano Galliani nel 2009. Peccato, però, che i ruoli sembrano ormai invertiti. L'Inter andrà a giocarsi la seconda finale nel giro di tre anni, il tutto mentre la società rossonera sguazza nella confusione di una dirigenza da formare e un futuro da scoprire. I nerazzurri seguono le orme del Milan che fu: uno zoccolo duro di italiani in squadra, una direzione societaria chiara, nonché ambiziosa, uno stile di gioco capace di mettere in difficoltà tutti e una bacheca in continuo aggiornamento. Gli anni in cui i rossoneri provavano quella strana, ma positiva, sensazione durante le notti europee appaiono sempre più lontani e proprio il tempo ci ricorda che l'ultima Champions League del Diavolo, nel 2007, è piena di polvere.
Il Dna rossonero non cambia, poiché è la storia a permetterci di essere orgogliosi dei colori per cui tifiamo. Eppure, ci chiediamo se le generazioni che verranno potranno vantare tali successi, non avendoli vissuti. Ci chiediamo se potranno viverli, quei successi, se potranno poi tramandare un senso di appartenenza che si sta, lentamente e dolorosamente, slacciando. LEGGI ANCHE: Milan, i tifosi rosicano. Ma la società? Siamo ai casting di Uomini e Donne >>>
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