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Inzaghi ospite del Club: “Il Milan è la mia vita: vi racconto tutto” | LIVE NEWS

Inzaghi ospite del 'Club': segui il suo intervento in diretta | LIVE NEWS (getty images)
Filippo Inzaghi, ex calciatore e allenatore del Milan, è ospite a 'Sky Calcio Club': ecco le sue dichiarazioni riportate live.

Enrico Ianuario

Filippo Inzaghi, ex calciatore e allenatore del Milan, è ospite a 'Sky Calcio Club': ecco le sue dichiarazioni riportate live. Ziyech, il grande Mondiale lo allontana dai rossoneri

11/12/2022 - 23.00

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Sulla sostituzione di Rivas: "Pensava che lo avessi tolto per i tacchetti, ma in realtà in quel momento non dovevo prendere gol. Mi interessa cercare il meglio, avevo Menez, Canotto  e Rivas, anche Hernani. Dovevo toglierne uno, Hernani mi dava fisicità. Quindi con Rivas alla fine ci siamo abbracciati, anche perché lui piangeva e ho cercato di rincuorarlo. Ho un gruppo fantastico, dico che sono fin troppo bravi. Sono dei ragazzi eccezionali e sono contento di quello che stanno facendo".

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Su Ancelotti: "Io vorrei avere la sua serenità. O la serenità di Benitez che è seduto in panchina in finale di Champions. Io faccio duemila chilometri in panchina".

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Sull'inizio da allenatore: "Il mio era un contesto molto difficile, Pirlo non era entrato nel momento migliore della Juve. Se fosse entrato un allenatore giovane nel nostro spogliatoio avrebbe fatto meno fatica. Ancelotti era un gestore incredibile, non alzava mai la voce anche se a volte faceva delle scelte. Spesso mi dava la casacca per non dire a Seedorf che non giocava. Se Seedorf avesse scoperto di non essere titolare, gli avrebbe rotto le scatole per 24 ore".

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Su Pirlo quando andò ad allenare alla Juve: "In quel momento non gli ho dato consigli. Da allenatore ho capito che non si può rimpiangere. Anche quella situazione l'avrà fatto crescere e poi ha vinto due trofei quell'anno".

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Sulla Juventus: "Ormai ho capito che per capire determinate circostanze bisogna esserci dentro. Chiesa è stato fuori, recuperandolo e avendo anche Kostic e Vlahovic... Vlahovic deluso? A me piaceva nella Fiorentina, pensavo facesse di più alla Juve. Ha il problema della pubalgia, anche io l'ho avuta. Quando hai la pubalgia non riesci a fare uno scatto, un tiro. Poi secondo me è un altro di quei giocatori che deve essere supportato da una condizione fisica. Deve stare bene fisicamente, è un centravanti completo che deve stare bene".

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Su Giroud: "Delle volte non mi facevo marcare da quello più forte, ma da quello che pensavo potessi avere più possibilità di fare gol. Benzema è più completo di Giroud, avrebbe giocato più fuori. Invece con Mbappe e gli esterni così forti, avere un riferimento come Giroud è prezioso".

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Sulla maledizione del 9 al Milan: "Bisogna anche ammettere che in quegli anni non era il Milan".

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Sull'essere decisivo come attaccante: "Ho detto prima che un attaccante può fare tanti gol, ma se poi non decidi le partite... Io ho avuto fortuna di fare gol nelle finali e Galliani lo dice sempre 'perché non lo ricorda nessuno?'. Gol ad Atene, a Yokohama e Montecarlo nello stesso anno. Questa è stata una cosa che mi ha dato fame e voglia di dimostrare che qualcuno sbagliava. Capisco che ad esteti non potevo piacere, però tutti quei gol davano quasi fastidio perché ero io a farli. La critica non è mai stata benevola nei miei confronti. Capisco che non ero Ronaldinho, Del Piero o Totti, avevo un altro modo di giocare. Quello che ho fatto l'ho fatto perché ce l'ho messa tutti e io cerco di trasmetterla ai miei ragazzi".

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Sul gol contro il Liverpool: "Era uno schema, ho fatto quattro gol così. Oggi cerco di insegnarlo. Se giravo dalla barriera la palla colpisce. Lo feci all'Inter e Toldo si arrabbiò come una bestia, segnai così anche all'Empoli. Tante volte vedo questo gol (contro il Liverpool, ndr). Un po' me lo sono meritato, perché ci ho sempre creduto. Allora dico: se mi doveva colpire in finale di Champions per la passione che ho, è giusto che mi abbia colpito".

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Sul Mondiale 2002: "Dovevamo giocare Totti, Vieri e io. Invece mi era uscita la rotula perché col Milan ero infortunato e ho giocato perché rischiavamo di uscire dalla Champions. Ancelotti mi disse di giocare il sabato in Primavera per vedere come va. Gioco il primo tempo e chiesi il cambio a fine primo tempo. Arrivò dentro Ancelotti che mi disse 'stai veramente bene'. Provò a convincermi, in quella partita c'era la contestazione della Curva. Contro il Torino a fine primo tempo mi disse di entrare. Entrai in trans e feci un gol in fuorigioco. Poi da lì andammo in Champions, ma la testa mi faceva fare la differenza. Far sentire la fiducia è importante. Poi andai al Mondiale e mi uscì la rotula. Se il non fare gol limita? Quando mi capitava prendevo un ragazzo della primavera non fortissimo, in allenamento, cercando il gol in allenamento. In questo modo mi davo fiducia da solo e da lì mi porto dietro questa cosa".

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Se può insegnare il movimento da attaccante ai giovani: "Certe cose da attaccante non le puoi insegnare, ma altre sì. Io cerco di insegnare l'attacco ai cross, come attaccare la profondità, tornare dal fuorigioco. Noi lo facciamo. Differenza tra Serie A e B? Devo dire che la Serie B di quest'anno è più difficile, ci sono calciatori di Serie A e il tasso del campionato è salito. Il 'mio' Benevento ha fatto record su record, ma poi in Serie A è diverso. Lì cambia tutto. Io penso che un bravo allenatore deve capire che giocatori ha. Se pensiamo al nostro Milan... Io ho D'Angelo, l'ex Chievo. Lui insegna al difensore a marcare e io all'attaccante ad attaccare. Se avessi Costacurta e Maldini farei meno lavoro individuale. Io cerco di togliere il vizio ai giocatori di B e C di non accontentarsi. Se lavori ti puoi prendere le soddisfazioni, però da allenatore devi capire che tipo di lavoro devi fare".

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Su cosa gli piace di Raspadori: "Di Raspadori mi piace che può fare la prima e seconda punta. E' un calciatore completo. Mi piacerebbe vederlo insieme a Immobile, per caratteristiche potrebbero giocare insieme. Da prima punta Raspadori potrebbe fare ancora fatica. Forse uno solo come Immobile in nazionale bisogna supportarlo. E' dura da soli contro nazionali come la Francia".

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Sugli attaccanti che gli somigliano: "A me piace Immobile perché fa gol in tutti i modi. Attacca la profondità, tiro, sa muoversi dentro l'area. Sta facendo bene anche nel 4-3-3 giocando solo".

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Su Raspadori: "Mi piace molto. Mi sembra un bravissimo ragazzo. Non si lamenta mai, il Napoli mi piace molto. Anche quando è tornato Osimhen è tornato al suo posto, anche Simeone quando ha giocato ha segnato. Il singolo ti può far vincere qualche partita, ma il gruppo ti può far vincere qualcosa di importante. Scudetto? Vedere come gioca il Napoli per noi allenatore è bello, poi può pure variare. Può giocare 4-3-3 e dipende come si mette la partita 4-2-3-1. Può giocare in diversi modi, per l'avversario non è semplice".

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Sul periodo di pausa: "Fermarsi così tanto non è mai successo, forse solo in Germania. Noi ci fermiamo per tre settimane, ma non è la stessa cosa. Ho visto che tutte le squadre hanno messo tre-quattro amichevoli".

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Sul rapporto con Simone Inzaghi: "Io a casa mi sono rotto un quinto metatarso. Giocavamo a scartarci, ho fatto mezza finta e mi sono rotto un piede. Giocavo nel Piacenza lì, mi sono messo a letto e ho detto 'sto sognando che mi son rotto?' Lì ho dovuto raccontare al Piacenza la verità".

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Sulla partita d'addio proposta da Ancelotti non organizzata: "Lì fu la mia partita d'addio contro il Novara. Sono entrato e ho fatto gol sotto la curva. Galliani mi ha aspettato fino al 10 agosto tenendomi la panchina degli allievi. Volevo fare un'esperienza all'estero però dopo dico anche che ho iniziato nel 2012 e oggi alleno ancora. Un allenatore non finisce mai di imparare, ho messo tanta roba".

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Su Cristiano Ronaldo: "Per noi è dura smettere, non sai cosa ti aspetta dopo. Non so cosa passa per la sua testa e per un allenatore non è facile gestirlo. A me per fortuna mi han fatto smettere, dico per fortuna perché a 39 anni avrei continuato. Io per fortuna ho fatto gol all'ultimo tiro sotto la curva".

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Sul Milan: "Nel 2003 Sheva si fa male e lì viene l'albero di natale di Ancelotti perché mette Rui Costa e Serginho o Seedorf sotto la punta. Con Sheva ce lo dividevamo abbastanza, poi lasciarne fuori uno era impossibile. Lì lo ricordiamo perché abbiamo giocato la finale con la Juve e la semifinale con l'Inter. In finale avevamo tirato i rigori peggiori. Io avevo fatto finta di essere stirato per non tirarlo. Seedorf pensava di tirarli bene e ha sbagliato. Ha tirato Kaladze, Nesta che ha segnato non si sa come. Serginho e Sheva erano gli unici rigoristi".

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Sulla Juventus: "Al primo anno stavamo per fare il triplete, ma abbiamo perso la finale per un gol di Mijatovic in fuorigioco".

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Su un match contro la Lazio: "Avevo contro Couto, Stam e Mihajlovic. Dove andavi andavi prendevi delle tranviate".

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Sulla sua capacità realizzativa: "Secondo me questo ho sempre cercato un po' di insegnarlo, ma si fa fatica. Qui la differenza era il fatto di conoscere i compagni. Al di là che avevo grandi giocatori al fianco, lì (contro il Bayern nel 2002, ndr) sapevo che Serginho spostava e sapevo di andare avanti. L'anno al Milan che ho segnato 30 gol avevo Serginho e Rui Costa. Preferivo giocare da solo dentro l'area. In finale di Supercoppa col Siviglia va Rino adesso colpisce male, la palombella e arriva lì la palla. Con questa cosa qui ci sono nato, madre natura mi ha dato i tempi di gioco. Io riconosco tutti i miei gol. Ho una memoria fotografica, da ogni particolare so che momento è".

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Sulla partita con l'Ajax: "Billy ti prego - gli dicevo - dammi la palla sempre addosso che mi marca Pasanen. Dammela di prima".

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Sulla Serie C: "Anche da un allenatore puoi prendere qualcosa, al di là di seguire i giocatori delle giovanili".

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Sulle botte con Costacurta: "Mi dava i pugni sulle mani. Dicevo che non mi menava, mentre Maldini mi ha uccideva. Bergomi mi ha rovinato nel '98, per colpa sua ho iniziato a non digerire il riso in bianco. A volte però quando penso al passato eravamo dei gruppi eccezionali. Io ho fatto quasi 300 panchine e ho trovato dei ragazzi in gamba. Ci sono luoghi comuni e non è vero. Noi però stavamo bene, avevamo gruppi eccezionali. Adesso il primo che finisce di mangiare va in stanza, quindi ancora oggi io faccio fare la passeggiata".

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Sugli attaccanti al Mondiale: "Negli anni d'oro nostri c'eravamo io e Vieri e io stavo sempre fuori. Adesso ci sono pochi attaccanti, ma allora eravamo veramente... Per me è generazionale che non ci siano punte. Ad esempio, a me Immobile piace. E' vero che in nazionale ha fatto un po' più fatica, ma i centravanti ci sono. Però se pensiamo a prima c'erano Crespo, Shevchenko, Batistuta... Ci sono generazioni. Togliere centralità? Il Napoli non rinuncia, c'è Osimhen. Benzema è un centravanti atipico, meno d'area che gira. Forse Giroud è la soluzione. Però se pensiamo a noi, giochiamo con Menez centravanti. Bisogna cercare nuove soluzioni per andare al gol nonostante Menez non sia prima punta".

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Sul Mondiale difensivo: "L'importanza delle partite influisce. Il Marocco mi dicono che sia ben organizzato però".

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Sulla costruzione dal basso: "Quest'anno faccio così ed è la prima volta. Ho deciso di non giocare più con il portiere perché qualche gol l'ho preso. Tutti vogliamo giocare a calcio, ma dipende da quello che hai. Io non vado a forzare una cosa se non si può fare bene. Quest'anno non è che non lo sappiamo fare, ma avendo mezzali alte che sanno saltare... proviamo a fare questo. Noi cerchiamo la verticalizzazione, abbiamo aumentato il possesso perché anche le altre squadre hanno capito e chiudono gli spazi. All'inizio i bookmakers ci davano per retrocessi, adesso devono capire tutti di stare indietro".

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Su Fabbian: "E' un 2003 che ha fatto cinque gol da mezzala. Menez lo esalta perché lui può entrare dentro l'area di rigore. Io non lo conoscevo, è stata brava la società e il procuratore che mi sfiniva per il giocatore. Minieri mi ha sfinito perché sapendo come giocano le mie squadre mi ha detto 'prendilo che ti dà soddisfazioni'. L'ho fatto giocare in Coppa Italia contro la Samp e non l' ho fatto più uscire. Ma ne ho altri che possono dare soddisfazioni".

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Se è stato difficile iniziare ad allenare dal Milan: "Sinceramente no. Ripeto che quell'anno è stato fondamentale per capire che potevo fare questo lavoro. Aldilà che col Milan fino a gennaio eravamo nei primi tre posti, igocando un calcio non da Milan, ma non avevamo la squadra non da Milan. Negli anni successivi infatti s ifece fatica. In un anno non c'è mai stato un giocatore che mi ha mai mancato di rispetto. Ci sono stato male, chiaro, perché per me il Milan è la vita e ho deluso i tifosi. Ma l' ho capito che mi divertivo. Ripartire dalla C? La categoria mi interessa poco. A Venezia c'era un gruppo che veniva dalla Serie D e a momenti andavamo in A. Convincere i giocatori che con il lavoro si può arrivare in Serie A. Con il Benevento siamo andati in Serie A, ma avevamo una squadra da salvezza in B. Letizia stava andando in nazionale. quelle cose l' mi esaltano. Le cose che sto facendo a Reggio, per me queste sono emozioni".

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Sui tifosi: "Diamo il merito alla proprietà che ha salvato una squadra che stava fallendo. Poi io e il mio staff abbiamo cercato di partire bene, adesso c'è un entusiasmo contagioso".

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Sulla squadra composta da un mix di giovani ed esperti: "Io penso che l'organizzazione alla fine ti porta lontano. Noi abbiamo cercato di non dipendere da un singolo giocatore perché non avevamo la possibilità di prendere un bomber da 30 gol. Oggi ho cambiato i tre davanti, sembravano giocassero i tre titolari. Cambiavano gioco... Questo mi dà soddisfazione, chiunque gioca dà il meglio. Fabio (Grosso, ndr) fa bene a cambiare, anche io oggi ho cambiato. Penso che 23 giocatori li ho utilizzati, questa è una dimostrazione di credere nel gruppo".

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Sulla Reggina miglior attacco e sul Frosinone di Grosso miglior difesa: "Dovremmo allenare insieme (ride, ndr)"

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