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Dal Leverkusen al Diavolo: Xhaka, il metronomo che insegna a vincere al Milan

Alessia Scataglini
Alessia Scataglini
Nello scacchiere del calciomercato, poche mosse sono capaci di raccontare un cambio di visione come quella del Milan: ecco Granit Xhaka

Nello scacchiere del calciomercato, poche mosse sono capaci di raccontare un cambio di visione come quella che il Milan sta imbastendo per il suo centrocampo. Non è solo un restyling, ma una vera e propria rivoluzione generazionale, che vede il club rossonero puntare sulll'esperienza, e non più solo sulla scommessa giovane. Al centro di questo ambizioso progetto c'è un nome che risuona con molta forza: Granit Xhaka.

Il centrocampista svizzero non è mai stato un comprimario nel panorama europeo. Per molti anni, ha vestito la maglia dell'Arsenal, un'esperienza che, pur tra tanti alti e bassi, lo ha forgiato nel crogiolo della Premier League. Poi, la vera e propria rinascita nel Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, dove è diventato un leader carismatico e inamovibile, protagonista di una Bundesliga storica, vinta da imbattuti, e di una doppietta con la Coppa nazionale.

La nuova strategia: esperienza al potere, l'arrivo di Xhaka al Milan

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La notizia del possibile arrivo di Xhaka (che ha già dato il suo si, in attesa che i club definiscano l'intesa) si inserisce in un contesto di mercato in ebollizione. Il Milan ha appena salutato Tijjani Reijnders, volato al Manchester City, e contemporaneamente ha messo le mani su Luka Modric, in attesa della firma dopo il Mondiale per Club negli Stati Uniti. Due colpi in entrata e uno in uscita.

E cosa significa? Negli ultimi quattro anni, l'era post-Elliott e l'inizio di quella RedBird di Gerry Cardinale hanno visto il Milan puntare su una strategia ben chiara: investimenti su giocatori giovani, preferibilmente nel pieno della carriera, con l'obiettivo di farli esplodere e aumentare il loro valore di rivendita. Un modello virtuoso, ma che in una stagione disastrosa come quella appena passata ha mostrato i suoi limiti.


Ora, qualcosa è cambiato. L'affidamento a un uomo di calcio esperto come Igli Tare e il ritorno in panchina di Massimiliano Allegri (che, come sappiamo, ha sempre saputo valorizzare al meglio i campioni esperti) suggeriscono una direzione assolutamente diversa. La gioventù ovviamente non sarà abbandonata, ma verrà mixata con una iniezione di esperienza e personalità. Xhaka, che compirà 33 anni a settembre, rientra perfettamente in questo identikit: non è più un giovane prospetto, ma ha ancora diverse stagioni ad altissimi livelli da offrire, come dimostrato dall'ultima esaltante annata in Germania.

Che cosa porterebbe in rossonero?

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Cosa porterebbe Granit Xhaka alla rosa di Massimiliano Allegri? Innanzitutto porterebbe quella mentalità vincente e quella leadership che all'interno dello spogliatoio rossonero sono mancate nell'ultima stagione. Le "scosse" e le difficoltà di gestione dei due allenatori precedenti (Fonseca e Conceicao) hanno evidenziato ancora di più l'urgenza di avere delle figure carismatiche all'interno dello spogliatoio.

Xhaka ha respirato a pieni polmoni l'aria degli spogliatoi di Arsenal e Bayer Leverkusen, portando il club tedesco a risultati storici. Xabi Alonso, suo ex allenatore e ora al Real Madrid, lo ha definito "un giocatore fantastico e un leader in campo", sottolineando la sua costante voglia di imparare e la sua propensione a diventare un grande allenatore.

 La sua duttilità è un altro punto a favore: Xhaka può ricoprire il ruolo di regista davanti alla difesa, ma può anche giocare come mezzala, spostandosi maggiormente verso l'esterno. La sua capacità di stare in più posizioni e in più assetti di gioco (dal 4-2-3-1 a un possibile 4-3-3) è ciò che cerca un allenatore pragmatico come Allegri.

Il Milan sta cambiando pelle. Non più solo un laboratorio di giovani talenti, ma un mix sapiente di freschezza e saggezza. L'esperienza di Xhaka non è un semplice obiettivo di mercato, ma un pilastro di una strategia più ampia e approfondita che mira a riportare il Diavolo ai vertici.