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Ben Arfa, talento difficile: un’altra scommessa per il Milan

Daniele Triolo

 Jeremy Menez, attaccante del Milan (credits: GETTY Images)

"Nell'estate 2014, il Milan decide di non riscattare dal Q.P.R. il fantasista marocchino Adel Taarabt per puntare, dietro precisa indicazione del neo-tecnico Filippo Inzaghi, su Jérémy Ménez, che il PSG lascia andare via da Parigi dopo tre campionati tra luci ed ombre. Inzaghi, ed Adriano Galliani, che incontrano segretamente il francese in Sardegna, credono nelle qualità tecniche del calciatore, intraviste, a sprazzi, anche nelle esperienze precedenti con il Monaco e con la Roma. Ménez non delude le attese, divenendo capocannoniere del Milan con 16 reti in 33 gare di Serie A, trascinatore, però, di una squadra che termina la stagione fuori dall'Europa per il secondo anno consecutivo. Una vittoria di Pirro, quella di Ménez, che, spesso e volentieri, fa imprecare i sostenitori rossoneri per il suo atteggiamento indolente e per la scarsa propensione al sacrificio, che, ogni tanto, portano il Milan a giocare quasi con un uomo in meno. Come successo contro il Genoa, nella sconfitta per 3-1 di 'San Siro', dove si fa espellere e rimediata 4 giornate di squalifica. Quest'anno, tanta sfortuna per il ragazzo, da poco rientrato in gruppo: tornato, però, con la testa totalmente sbagliata, più indisponente che mai, fino a rompere quasi i rapporti con Sinisa Mihajlovic ed a rifiutare di entrare in campo domenica scorsa contro la Lazio (alla fine, lo ha convinto Nenad Sakić). L'ipotesi di una cessione in Cina, a luglio, è più calda che mai.

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