Tiene ancora banco il caso legato a Gianluigi Donnarumma. A distanza di diversi giorni, ormai, avanzano più ipotesi su cosa sia realmente accaduto. e quali siano stati i motivi che abbiano spinto il ragazzo a rifiutare la proposta di rinnovo contrattuale. Ciò che è certo è che l'offerta era davvero intrigante: 5 milioni all'anno dal club che ami per un diciottenne non sono pochi. Infatti pare non sia stato quello il problema. Il Milan, semmai, ha sbagliato nei modi. Il Diavolo ha messo troppa pressione al ragazzo, pretendendo una risposta entro il 13 giugno.
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Donnarumma a Mirabelli: “Che fretta c’era?”
La scelta tattica si è rivelata sbagliata e, con il senno di poi, è effettivamente rivedibile. Perché tutta questa fretta nell'ottenere una risposta? Se si fosse lasciato libero di pensare non sarebbe stato meglio? Tanto, nella peggiore delle ipotesi, avrebbe rifiutato a gennaio e il Milan lo avrebbe perso a zero a giugno, esattamente come accadrà ora. E allora cosa sarebbe cambiato? Solo in meglio. Perché forse Gigio avrebbe detto sì e se anche avesse rifiutato non si sarebbe scatenato questo caos mediatico in cui il Milan minaccia di tribuna il proprio portiere. Donnarumma avrebbe continuato a giocare per un anno, o almeno mezzo. Possibile, poi, che Gigio volesse aspettare dicembre o novembre per vedere il mercato del Milan al completo e i primi risultati sportivi che, se positivi, magari lo avrebbero invogliato a restare.
La conferma la si ha dallo staff di Mino Raiola, che fa sapere non ci sia stata trattativa, proprio perché il Milan ha dato l'ultimatum del 13 giugno al ragazzo. Le parti si sono offese per il modo perentorio in cui Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli hanno reclamato una risposta entro quella data. Secondo Il Giornale, Donnarumma avrebbe detto al d.s., infatti: "Che fretta c'era? Potevamo discuterne tranquillamente a ottobre o novembre".
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