Filippo Inzaghi, ex allenatore del Milan (credits: GETTY Images)
Il Milan di Filippo Inzaghi, nelle prime sei gare di campionato, era andato meglio di quello di Mihajlović: tempi grami per il tecnico serbo?
Daniele Triolo
Il tanto vituperato Milan di Filippo Inzaghi, che ha chiuso il campionato di Serie A 2014-2015 in un'anonima 10^ posizione di classifica, meglio di quello di Siniša Mihajlović? Sì, questo dicono i freddi numeri, se si prendono in esame le prime sei gare giocate dai rossoneri guidati in panchina da SuperPippo e quelle disputate sotto la conduzione tecnica dell'ex doriano.
Nella scorsa stagione, il Milan esordì in casa il 31 agosto 2014, sconfiggendo 3-1 la Lazio di Stefano Pioli, che sarebbe poi arrivata terza nella classifica finale; alla seconda giornata, dopo la sosta per le Nazionali, il 14 settembre, Jérémy Ménez e compagni si resero artefici del rocambolesco 5-4 in casa del Parma, che aveva illuso i sostenitori del Diavolo. Il 20 settembre, a 'San Siro', arrivò la Juventus, che si impose per 1-0 con una rete di Carlos Tevez nella ripresa, prima di due scialbi pareggi consecutivi, per 2-2 ed 1-1, sul terreno dell'Empoli (23 settembre) e Cesena (28 settembre). Il 4 ottobre 2014, infine, il Milan chiuse il primo 'mini-ciclo' di sei gare liquidando con un netto 2-0, firmato nella ripresa da Sulley Muntari e Keisuke Honda, il Chievo Verona.
Al termine delle prime sei gare, pertanto, il Milan allenato da Filippo Inzaghi, fortemente criticato sotto il punto di vista del gioco e del rendimento in campo, collezionò ben 11 punti, segnò 13 reti e migliorò persino il suo score dopo la seconda sosta per le Nazionali, quando, il 19 ottobre dello scorso anno, sorretto dalle (rarissime) prodezze del samurai Honda, i rossoneri espugnarono 3-1 il 'Bentegodi' di Verona, battendo l'Hellas di Luca Toni e Rafa Márquez. Il Milan che ha iniziato il campionato di Serie A 2015-2016, al contrario, affidato a Siniša Mihajlović poiché ritenuto condottiero ideale per il rilancio definitivo del club meneghino nel calcio che conta, ha rimediato soltanto 9 punti. Dopo l'esordio con sconfitta del 23 agosto a Firenze (0-2), il 28 dello stesso mese, grazie agli acuti di Carlos Bacca e Luiz Adriano, il Milan ha avuto la meglio in casa sull'Empoli (2-1); dopo la sosta per il doppio impegno dell'Italia di Antonio Conte, i rossoneri hanno perso il derby contro l'Inter (0-1) e quindi infilato due vittorie consecutive, entrambe per 3-2, contro Palermo in casa ed Udinese fuori. Ieri, infine, lo 0-1 firmato Blerim Dzemaili che ha regalato il successo al Genoa e le critiche alla formazione lombarda. Ed alla settima, domenica prossima, arriva il Napoli: non proprio un avversario facile.
I numeri finora premiano il cammino di Filippo Inzaghi sulla panchina del Milan rispetto a quello percorso dal tecnico serbo il quale, se la stagione continuasse così, analizzando una prospettiva a lungo raggio, chiuderebbe più o meno nella stessa posizione finale di classifica della scorsa stagione. Analizzando, però, con attenzione, i punti conquistati contro gli stessi avversari rispetto la scorsa stagione, scopriamo un saldo positivo: lo scorso anno, a Firenze, il Milan perse 2-1, quest'anno è uscito sconfitto per 2-0; in casa contro l'Empoli, l'anno scorso finì 1-1, mentre in questo campionato sono arrivati i tre punti; il derby in casa dell'Inter terminò 0-0, al cospetto della sconfitta rimediata quindici giorni fa. Poi: Milan-Palermo finì con clamorosa vittoria ospite per 2-0, mentre in questa stagione il verdetto è stato ribaltato; Udinese-Milan? Si passa dal 2-1 friulano del 2014-2015 al 2-3 rossonero di martedì scorso. Rimasto invariato, invece, il risultato di Genoa-Milan: dall'1-0 firmato Luca Antonelli del 7 dicembre 2014 all'1-0 di ieri a 'Marassi'. Il saldo Inzaghi – Mihajlović, rispetto a queste gare, premia quindi il tecnico serbo, che ha conquistato 7 punti in più di quello piacentino.
Da questi dati bisogna ripartire, per (ri) costruire un Milan vincente e, numericamente, sempre più convincente.
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