MONZA

Monza, Cragno e la balbuzie: “Ne soffro sin da piccolo. Vi racconto”

Carmelo Barillà

Alessio Cragno, nuovo portiere del Monza, racconta il suo problema di balbuzie sin da bambino in una lunga lettera a Cronache di Spogliatoio

Alessio Cragno, nuovo portiere del Monza, racconta il suo problema di balbuzie sin da bambino in una lunga lettera a Cronache di Spogliatoio. La missiva si intitola semplicemente "Sì, balbetto", in cui spiega come abbia affrontato il problema da piccolo e come lo stia facendo ancora oggi.

Cragno e la balbuzie

Una difficoltà che è sorta immediatamente, non appena il piccolo Alessio ha cominciato a parlare. "Tutta colpa del diaframma. Del mio stato emotivo. Ho provato a curarle, e lo faccio ancora adesso. Vado dalla logopedista, ogni tanto faccio un ciclo di terapie. Da adulto è molto più facile. Quando hai 6 anni, prendi tutto come un gioco: leggi, fai le pause, impari a respirare nel modo corretto. Lo fai divertendoti. Da grande impari ad ascoltarti, a gestirti, a renderti conto di cosa serva davvero per migliorare. Ora ho maggiore consapevolezza di quello che faccio".

L'incubo delle interviste: "A 16 anni ho approcciato alle prime interviste nella Prima Squadra del Brescia. Sei in piazza, alla presentazione della squadra, e qualcosa devi dire. Sei il più piccolo, ed è la prima volta che parli davanti a tanta gente. Lì si è palesato il mio incubo: il microfono. Il microfono è bastardo perché, mentre parli, non senti direttamente la tua voce, ma la ascolti dalle casse. Tremendo".

Cragno è anche riuscito a diventare un modello per tante altre persone con la balbuzie: "I miei genitori mi hanno sempre ripetuto una frase 'Tu prendi il tempo che ti serve. Se qualcuno è realmente interessato a te, aspetta'. Sono questo: parlo, balbetto, vado in diretta tv e faccio le interviste balbettando. Capita che, una volta rientrato negli spogliatoi, trovi qualche messaggio su Instagram: 'Ciao, ti ho visto, ma come fai? Io soffro del tuo stesso problema e mi vergogno nell’approcciare alle persone'. Ne patiscono, come me, oppure sono i genitori di quei ragazzi che hanno la mia stessa caratteristica. Mi dicono 'grazie' perché mi vedono sereno e prendono coraggio".

Un problema che durante le partite non si sente: "In campo scompare. Perché urlo, e quando urlo non mi succede. Così come quando canto. Sono frasi corte, e seguono una linea, un ritmo. Se riesco a mantenere una respirazione costante, parlando a cantilena, difficilmente balbetto. Potrei andare avanti per ore. Se parlando mi accorgo che sta per accadere e sto per andare contro un muro, cambio discorso o parole. Allungo le frasi, la prendo alla larga. Quando sei lì è un rigore: non importa con quale piede lo calci, basta che lo tiri.​​​​​​"​ Il finale della lettera è chiaro: "Sono Alessio Cragno. Balbetto. Pazienza". Calciomercato Milan, il punto sulle trattative in entrata e in uscita.

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