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Visin si è suicidato. La lettera: “Sento l’odio della gente per gli immigrati”

Seid Visin, compagno di Donnarumma nel settore giovanile del Milan, si è tolto la vita (credits: acmilan)

Seid Visin, che aveva giocato nel settore giovanile del Milan, si è tolto la vita. Visin in passato ha scritto una lettera straziante

Salvatore Cantone

Nella giornata di ieri Seid Visin, che ha giocato anche nel settore giovanile del Milan, è stato trovato senza vita nella propria abitazione. Ha deciso di togliersi la vita a soli 20 nni. Era arrivato in Italia molto piccolo, ha vissuto per anni a Nocera Inferiore, città dei suoi genitori adottivi. Poi ha provato a sfondare nel calcio, trasferendosi a Milano, tanto da giocare nelle giovanili del Milan con Gianluigi Donnarumma. Successivamente ha indossato la maglia del Benevento, ma alla fine Visin ha deciso di abbandonare il calcio professionista.

Il Corriere della Sera ha riportato una lettera che Visin aveva scritto qualche tempo fa e che aveva mandato ai suoi amici e alla psicoterapeuta. Alcuni passaggi sono davvero strazianti: "Io non sono un immigrato. Sono stato adottato da piccolo (...). Ricordo che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, tutti si rivolgevano a me con gioia, rispetto e curiosità. Adesso sembra che si sia capovolto tutto». (...) «Ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, specie anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche come responsabile perché molti giovani italiani (bianchi) non trovassero lavoro». E ancora: «Dentro di me è cambiato qualcosa», scrive Seid. «Come se mi vergognassi di essere nero, come se avessi paura di essere scambiato per un immigrato, come se dovessi dimostrare alle persone, che non mi conoscevano, che ero come loro, che ero italiano, bianco».

Poi Seid fa una confessione che sorprende: "Facevo battute di pessimo gusto su neri e immigrati (...) come a sottolineare che non ero uno di loro. Ma era paura. La paura per l’odio che vedevo negli occhi della gente verso gli immigrati. Non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo io sono una goccia d’acqua in confronto all’oceano di sofferenza che sta vivendo chi preferisce morire anziché condurre un’esistenza nella miseria e nell’inferno. Quelle persone che rischiano la vita, e tanti l’hanno già persa, solo per annusare, per assaggiare il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente “Vita”. Il calciomercato del Milan entra nel vivo: ecco la strategia di Elliott e Maldini