L'Inter pareggia contro il Barcellona e la critica elogia i nerazzurri, ma discute sui blaugrana. Un discorso che ha fatto grande il Milan
Quando in campo ci va l'Inter, lo sappiamo, le opinioni si ribaltano. Il calcio difensivo, spesso associato alla cultura italiana, diventa fonte di ispirazioni ed elogi e, al contrario, la filosofia offensiva e votata all'attacco si trasforma in qualcosa di sbagliato. Si tratta di un paradosso, soprattutto per quelle persone che da anni pretendono un calcio italiano più giovane, frizzante e moderno. La sfida tra il Barcellona e l'Inter, nella pirotecnica semifinale di Champions League, diventa così un banco di discussione nel quale, però, le opinione sembrano favorire solo e soltanto i nerazzurri.
Ma com'è possibile? Ci chiediamo. Sembra diventato un crimine la valorizzazione dei giovani talenti, la messa in mostra di uno stile sì spregiudicato, ma funzionale alle caratteristiche dei propri giocatori. Il Barcellona ne fa 3 e ne subisce altrettanti. Questo perché Hans Flick non scende a patti con nessuno e anche contro l'Inter, squadra che fa della pressione avversaria la sua (contro)arma migliore, non cambia spartito. Un baricentro altissimo, una difesa basata sul fuorigioco e un possesso palla snervante mettono all'angolo la squadra di Simone Inzaghi che, però, colpisce per ben tre volte: due di queste su calcio piazzato.
L'inter ispira, il Barcellona no. La paradossale critica a ciò che ha fatto grande il Milan
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Per carità, il pallone è rotondo e può succedere di tutto. Tuttavia, fanno riflettere gli encomi riservati all'Inter, al calcio di sacrificio, al grande cuore nerazzurro. Ma dove sono finiti coloro che criticavano aspramente Massimiliano Allegri? Dove si sono nascosti tutti quelli che reputavano il catenaccio come l'anti-calcio? Chissà, forse rispunteranno quando l'ex tecnico della Juventus tornerà su una panchina, magari quella del Milan, e si tornerà a parlare di rinnovamento, di idee e del movimento italiano. Intanto, il Barcellona gioca e lo fa sempre attraverso le proprie idee e la propria filosofia.
Il Milan di Sacchi e il Milan di Capello
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Non sappiamo se, alla fine, i blaugrana supereranno l'esame di San Siro, ma siamo certi che affronterà lo scoglio con un piano tattico ben preciso e conosciuto. Dopotutto, a fare la storia sono stati sempre gli spregiudicati e questa mentalità ha reso grande anche il Milan. Basterebbe pensare ad Arrigo Sacchi, arrivato a Milanello come perfetto sconosciuto e uscito da leggenda del calcio mondiale. Basterebbe pensare all'ossessivo pressing rossonero condotto da Baresi, all'attacco atomico formato da Van Basten e Gullit. Basterebbe recuperare alcune partite di quel Milan, come la sfida scudetto contro il Napoli terminata 3-2 a favore dei rossoneri e al 5-0 contro il Real Madrid.