Contro la Fiorentina, anche in una serata in cui non ha brillato per continuità, è riuscito comunque a lasciare il segno. Il suo assist per la rete del Milan è stata una delle poche giocate realmente lucide della squadra in attacco. Ed è proprio questa la sua forza: Pulisic non ha bisogno di 90 minuti perfetti per essere decisivo, gli basta un momento, un lampo, una scintilla. Ed è qualcosa che, nel calcio di oggi, ha un peso enorme.
Quello che impressiona, però, non è solo la qualità delle sue giocate, ma l’effetto che ha avuto sull’identità del Milan. In un attacco che spesso ha faticato a trovare certezze e continuità, Pulisic è stato il volto della rinascita offensiva. Ha creato superiorità, ha dato verticalità, ha segnato e fatto segnare. Mai un esterno offensivo arrivato da un altro campionato aveva inciso così tanto e così in fretta nella recente storia del Milan.
E se nella scorsa stagione erano mancati giocatori capaci di accendere la luce nei momenti di difficoltà, quest’anno l’ex Chelsea ha risposto con una maturità sorprendente, prendendosi spesso la squadra sulle spalle. Non è più solo “un buon acquisto”, è diventato una certezza.
Il Milan del futuro dovrà ripartire da punti fermi. Christian Pulisic è uno di questi. Non solo per ciò che ha già fatto, ma per tutto ciò che ancora può dare. Perché il suo impatto, quest’anno, è andato ben oltre le aspettative. E a guardarlo giocare, sembra che il meglio debba ancora venire.
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