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Pagni: “Ecco perché van Bommel è il candidato ideale per la panchina del Milan”

Mark van Bommel, tecnico del PSV ed ex giocatore del Milan (credits: GETTY Images)

Ecco le parole del giornalista di Repubblica, Luca Pagni, attraverso il suo Bollettino Milan, sul momento dei rossoneri con le tante voci sul prossimo allenatore

Donato Bulfon

ULTIME MILAN - Luca Pagni, giornalista di Repubblica, ha fatto il punto sul suo Bollettino Milan sul momento dei rossoneri con le tante voci sul prossimo allenatore:

Ecco le sue parole: "Per il momento è solo una indiscrezione. L’ha lanciata il sito di sport del quotidiano La Repubblica: tra i tecnici presi in considerazione per sostituire Gennaro Gattuso a fine stagione sulla panchina del Milan, è stato inserito anche il nome di Mark Van Bommel. In attesa di capire se si tratta solo di un sondaggio o se esiste una trattativa concreta per il ritorno dell’ex centrocampista olandese a Milano (dove ha fatto parte della formazione che ha vinto l’ultimo scudetto dell’era Galliani-Berlusconi), il Bollettino si espone.Perché è in grado di spiegare quali sono i motivi per cui Van Bommel è il profilo “giusto” per la panchina del Milan. Ovviamente secondo il progetto del fondo Elliott e, in particolare, per la strategia  l’amministratore delegato Ivan Gazidis.

Questo non significa che il Bollettino abbia, al momento, certezze del fatto che Van Bommel possa essere il prossimo allenatore rossonero. Ma ne possiede le caratteristiche fondamentali di cui è in cerca la proprietà. Elliott vuole un nome conosciuto: anche se ha iniziato ad allenare da poco ad alto livello, Van Bommell è stranoto a tutti gli appassionati d’Europa: non solo per per le sue oltre 70 presenze nella nazionale orange di cui è stato a lungo il regista e uno degli elementi più carismatici, ma per essere uno dei pochi ad aver vinto lo scudetto in quattro campionati diversi (Olanda, Germania, Spagna e Italia), sempre con squadre di alto livello e tutte vincitrici della Coppa dei Campioni: Psv, Barcellona, Bayern e ovviamente il Milan.  Il che ne fa uno dei più grandi della sua generazione.

Secondo elemento: è un tecnico emergente e ha dimostrato di far giocare bene il suo Psv, tanto da contendere all’Ajax dei baby fenomeni lo scudetto nell’Erendivisie (battuto nel girone di andata per 3 a 0). Il Psv ha iniziato un progetto tre anni fa, dopo una brutta eliminazione in Europa league da parte di una squadra croata e ha puntato molto sui giovani della sua cantera, più qualche elemento di esperienza. E ha scelto un tipo di gioco poco speculativo e molto propositivo, a tratti entusiasmante. In particolare nella prima parte di stagione ha messo tutti in fila, fino ad avere 9 punti di vantaggio sull’Ajax. Una partenza bruciante che ha poi pagato, anche a causa del doppio impegno in Champions, dove è arrivata ultima in un girone di ferro, ma causando l’eliminazione dell’Inter pareggiando a San Siro nell’ultima giornata.   

Tutte caratteristiche di cui va in cerca il Milan di Elliott: valorizzazione dei giovani, un gioco che trascini e faccia innamorare i tifosi, un allenatore che sappia essere un trascinatore. Quando ha preso in mano la prima squadra dopo un anno di apprendistato come secondo di Philip Cocu questo è stato il suo biglietto da visita: “Ho una idea molto precisa di come voglio far giocare la mia squadra. nella mia carriera ho giocato in grandi club e ho imparato tanto”.                       

Il fatto poi di aver giocato anche in Italia, dovrebbe metterlo al riparo dagli errori commessi da un altro olandese che un’altra proprietà straniera aveva chiamato a Milano, Frank de Boer, la cui permanenza all’Inter fu un calvario nonostante fosse reduce da quattro scudetti di fila con l’Ajax. Non solo ha giocato in Italia, ma ha vestito la maglia del Milan, facendosi ben volere da tutti i tifosi, molti dei quali hanno ancora negli occhi le immagini di Van Bommell in lacrime nel giorno del suo addio a San Siro: “E’ dura lasciare questa squadra”, disse. Aggiungendo parole che ora sono quanto mai appropriate: “Torno al Psv, ma poi voglio allenare. E magari questo è solo un arrivederci, magari tornerò qui come allenatore”. 

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