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Un Milan stellare: 31 anni fa Atene si tinse di rossonero sotto la guida di Capello

Alessia Scataglini
Alessia Scataglini
31 anni, un battito di ciglia nella storia del nostro Milan. Il 18 maggio 1994 il diavolo batteva il Barcellona alzando la sua 5 Champions

Trentuno anni, un battito di ciglia nella storia gloriosa del nostro Milan. Eppure, quel 18 maggio 1994, scolpito nella pietra del tempo calcistico, resta vivido come un fotogramma nitido nella memoria di ogni tifoso rossonero. Atene, la culla della civiltà, divenne il teatro di una sinfonia perfetta, un'ode al calcio totale che portava la firma inconfondibile di quel mago di Sacchi e di un gruppo di guerrieri indomabili.

Era il Milan degli invincibili: 31 anni fa la lezione di calcio al Barcellona nella notte di Atene

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Ci arrivavamo a quella finale contro il Barcellona di Cruijff, il "Dream Team" osannato da tutti, con l'aria di chi doveva difendersi, di chi aveva perso per strada pedine fondamentali come Baresi e Costacurta. Ma quel Milan, forgiato nel fuoco di Milanello, aveva un'anima, un orgoglio smisurato, la fame atavica di chi sa di poter scrivere la storia.

Ricordo ancora l'attesa febbrile, le radioline gracchianti che portavano le voci da Atene, le bandiere rossonere appese ai balconi come vessilli di una fede incrollabile. E poi, il fischio d'inizio, e quel Milan che non ti aspetti, che non si rintana, ma che aggredisce, che gioca un calcio moderno, avvolgente, che stordisce il blasonato Barcellona.

Il gol di Massaro, un guizzo da rapace d'area, a squarciare la tela della partita. Un'esplosione di gioia che fece tremare i vetri delle finestre, un urlo liberatorio che scosse le fondamenta delle nostre case. E poi ancora lui, Daniele Massaro, il "pendolino", a raddoppiare, a disegnare una traiettoria beffarda che si insaccava alle spalle di Zubizarreta. Un uno-due micidiale, un pugno nello stomaco del Dream Team.


Il secondo tempo fu un'apoteosi rossonera. La classe di Savicevic, un funambolo balcanico capace di inventare magie con un tocco di suola. Il suo pallonetto beffardo, un'opera d'arte che scavalcò il portiere e si adagiò dolcemente in rete, fu la ciliegina sulla torta, la pennellata definitiva su un capolavoro. E poi Desailly, il gigante buono, a sigillare il trionfo con un sinistro potente, quasi a voler imprimere con la forza la nostra superiorità.

Quattro gol, un'umiliazione storica inflitta a quella che veniva considerata la squadra più forte del mondo. Ricordo le lacrime di gioia, gli abbracci fraterni con gli amici, i caroselli improvvisati per le strade. Atene era rossonera, l'Europa si inchinava al cospetto di un Milan leggendario, capace di sovvertire ogni pronostico con la forza del gioco e del cuore.

Oggi, a 31 anni di distanza, quel trionfo brilla ancora come una stella polare nel firmamento rossonero. Un ricordo prezioso, un monito per il presente e un'ispirazione per il futuro. Quel Milan, imperfetto alla vigilia ma sublime in campo, ci ha insegnato che con la passione, il sacrificio e un pizzico di follia si possono scalare le montagne più alte. E in fondo, tifare Milan è anche questo: custodire gelosamente le gesta di un passato glorioso, sognando un futuro che possa regalarci emozioni altrettanto indimenticabili. Grazie, Milan di Atene, per averci regalato una notte magica che continua a illuminare i nostri cuori rossoneri.