Il fuoco dentro
—Bisogna ripartire da qui. Dalle immagini di Dumfries con lo striscione contro Theo Hernandez, dal coro di Frattesi, dalla "vendetta" (un po' tardiva) di Calhanoglu e gli innumerevoli sfottò dei tifosi nerazzurri. C'è la necessità di trovare uno stimolo che duri una stagione intera, un fuoco che non deve assolutamente spegnersi. Il Milan deve essere il Milan.
Conte, De Zerbi, Fonseca, Lopetegui, non importa chi siederà sulla panchina rossonera. Il cambio di passo deve partire in primis dai giocatori. C'è da ritrovare l'orgoglio, l'ossessione per la vittoria. L'imperativo è stampare le immagini della festa nerazzurra, incollare le frasi, i cori e le presuntuose dichiarazioni, attaccarle ai muri di Milanello e farne un mantra. Non deve, però, essere il prossimo tecnico a farlo, devono essere i giocatori. Il secondo posto non può bastare, vincere un derby non può bastare, bisogna alzare un trofeo per sottolineare che qui non ci si accontenta più.
I moralisti mettiamoli da parte, l'indignazione verrà sempre vista come un pretesto. Oggi è l'Inter a festeggiare e il Milan a subire. Bene, prendiamo atto anche di questo. La rivolta social del tifo rossonero contro la possibile scelta di Lopetegui è una conseguenza dell'insofferenza delle ultime settimane, una pazienza che ormai è finita dopo due stagioni vissute con troppi alti e bassi. Bella la semifinale di Champions League, bello il percorso in Europa League, bello ricordare lo scudetto vinto da underdogs, ma ora basta. Rialziamola questa testa.
Lo chiedono i tifosi ma, prima di loro, lo esige la storia rossonera. LEGGI ANCHE:“Ho bisogno di questo”: Conte ‘smonta la narrazione’. Milan, che fai? >>>
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