Furlani, perché non fare un passo indietro?
—Passiamo poi al tanto chiacchierato Giorgio Furlani. L'amministratore delegato rossonero, in questi ultimi 3 anni, ha vissuto tanti alti e bassi. Lo hanno accusato di aver facilitato l'addio di Paolo Maldini, di aver ricoperto un ruolo non consono alle sue conoscenze, di influenzare un intero organigramma e di ragionare in una maniera troppo "aziendalistica". Furlani, però, si è tappato le orecchie e ha lavorato, cercando prima di migliorare il Milan (ricordiamo tutti la campagna acquisti del 2023) e poi di formare attorno a sé il famoso "gruppo di lavoro".
Risultati pessimi, come sappiamo, e una posizione che, però, non sembra affatto vacillare. Furlani, d'altronde, è uomo Elliott e continua a rispondere a Paul e Gordon Singer. Tuttavia, dopo un'annata del genere e un fallimento ammesso anche davanti ai microfoni, ci chiediamo come mai Giorgio Furlani non valuti un ragionevole passo indietro. Non parliamo di dimissioni, ma di uno "scalo" a un ruolo a lui più consono. D'altra parte, tutte le società si devono basare su uomini di calcio, di esperienza e conoscenze. Con tutto il rispetto per Furlani, ma il Milan, adesso più che mai, necessita di una guida esperta, in grado di fare la differenza anche in campo e non solo in bilancio.
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