Partiamo da un semplice e doveroso presupposto. Vincere la Coppa Italia, dopo aver vinto anche la Supercoppa, non salverebbe in alcun modo questa stagione. C'è da sottolineare, inoltre, che neanche un miracoloso quarto posto in campionato riuscirebbe a nascondere la miriade di errori commessi durante l'arco di questa assurda annata. Inutile stare qui a discuterne, poiché il Milan ha prima fatto e poi disfatto due sessioni di calciomercato, ha prima proclamato a gran voce Fonseca e poi lo ha esonerato in gran silenzio, ha prima sostenuto Conceicao e poi lo ha lasciato nella piena solitudine. Non è esistita trasparenza, non è esistita comunicazione efficace e non è esistito alcun peso politico, con quest'ultimo che trova la sua peggiore rappresentazione nella tanto discussa gara rinviata contro il Bologna di ottobre.


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Milan, l’ambizione di Boban e quelle parole “pericolose” di Pulisic
Il Milan"americano" è lo specchio di un Milan che si accontenta mentre, dall'altra parte, c'è un Inter che, fino a neanche un mese fa, si giocava ancora tutto e che strappa il pass per la finale di Champions League (la seconda in tre anni). Serviva, e serve ancora oggi, un messaggio chiaro e forte dalla società, una dichiarazione di intenti, che non sembra voler arrivare, da parte di quei dirigenti tanto pubblicizzati nel mese di agosto e poi scomparsi in un buco nero. Riappaiono, talvolta, ma non lasciano ricordi indelebili, anzi. Parlano di fiducia, di visione, di progetti, di se e di ma. Emblematica l'ultima apparizione di Giorgio Furlani: lo stendardo di un club che non sa come e dove muoversi. Ciononostante, vi è una perpetua ostinazione a sottolineare che, citando Paolo Scaroni, "questa stagione non è totalmente negativa".
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—Tale messaggio, rischioso e sbagliato, sta passando anche per la mente dei giocatori stessi. Hanno fatto abbastanza discutere le parole di Christian Pulisic al termine della sfida contro il Bologna. Lo statunitense ha dichiarato che "se vinciamo due titoli in una stagione non possiamo dire che è una stagione normale", sottolineando un pizzico di orgoglio per la Supercoppa vinta e la possibilità di alzare anche la Coppa Italia. Lecito, ma purtroppo fuorviante.
Intanto, dall'altra parte c'è un certo Zvonimir Boban che racconta le sue verità, parlando della sua parentesi come dirigente rossonero e della sua, come quella di Maldini, esperienza con la proprietà americana. Uno scontro di intenti, di vedute e percezioni a 360 gradi. Boban parlava di un progetto di tre anni diviso in tre fasi: pulizia, stabilità e competitività. Un processo ambizioso che il Milan aveva iniziato e che stava andando bene anche grazie all'inaspettato 19esimo scudetto. Poi, si è tornati indietro, si è votato per una tabula rasa che ha annullato gran parte degli sforzi fatti. Lo scudetto fu sì festeggiato, ma fu anche visto come un grande punto di partenza. Ora, invece, accade il contrario e si continua a pubblicizzare un messaggio errato. La Supercoppa e la Coppa Italia non possono assolutamente cambiare il volto di questa stagione e del futuro del Milan. La differenza sta, difatti, tutta qui: c'è chi vede un punto di partenza e chi un punto di arrivo. LEGGI ANCHE: Milan, che calciomercato ci aspetta? Spaventa l'ombra delle cessioni importanti >>>
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