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Milan, Jannacci: “Non mi spiego gli alti e bassi della squadra”

Stefano Pioli, allenatore del Milan (getty images)
Jannacci, figlio d'arte e tifoso del Milan, ha parlato di molti temi legati all'attualità rossonera. Ecco le sue dichiarazioni.

Stefano Bressi

Nel corso della trasmissione odierna in onda sui canali ufficiali del Milan è stato invitato Paolo Jannacci, figlio d'arte e grandissimo tifoso rossonero, proprio come suo papà. Jannacci ha parlato anche dei prossimi impegni, partendo dal quarto di finale di Champions League, che si avvicina, con una battuta: "Anche se prendessimo quattro pappine, non fa niente..."

Sul calo del Milan a gennaio: "Non me lo spiego, non capisco se sia per rapporti o per fragilità, ma non sembra. L'anno scorso grande impresa, ma bisogna essere una squadra completa".

Sugli avversari: "Sono tutti agguerriti e vogliono fare risultati, contro di noi danno tutti di più. E si capisce subito cosa farà la squadra in ogni partita".

Sulla sfida europea: "Non mi straccio le vesti, ma non capisco gli alti e bassi. Quando va male tifo ancora di più, per voglia di recuperare. Facile tifare quando va tutto bene, è quando sei ultimo che viene fuori il tifo vero e la voglia di stare vicino ai ragazzi. Volevo capire se andasse tutto bene. Tonali dice di sì, quindi mi fido. Forse bisognava essere più forti di pensiero. Come era Baresi direi..."

Sugli equilibri: "Il gioco si è raffinato: se sposti appena una cosa, in allenamento o in partita, e cambia tutto. Una volta c'erano le squadre e c'erano infinite variabili, ma poteva succedere qualcosa e salvo sorprese era quello. Ora sembra di giocare ai videogiochi. Un po' mi spaventa. Si chiede ai ragazzi professionalità, tecnica e sforzo mentale. Anche per l'allenatore. Mi spaventa che non si divertano più a giocare. Ora se sbagli un passaggio, perdi una partita... Hanno un grande senso di responsabilità, tutto giusto, ma forse controproducente. Dovremmo divertirci di più".

Sui 10 anni dalla morte del padre: "Era gaudente con la vita e nel tifo per il Milan, che era una fede. Me l'ha passata e per me è la stessa cosa. Diceva anche lui che contro di noi giocavano tutti alla morte e la settimana prima no".

"E sarà ancora bello, quando vince il Milan": "Quella frase apre il cuore, non c'è niente da fare. Abbiamo aggiunto un effetto con lo stadio ed è meraviglioso. Si parla di discorso socioculturale, ma siamo noi il popolo. A un certo punto si fanno riflessioni, più o meno alte. C'è la possibilità anche di giocare al pallone, il gioco più bello del mondo. E si allarga il cuore. Una cosa popolare e semplice".

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