La possibilità che il Milan costruisca un nuovo stadio a San Siro è fortemente in discussione. Le ultime novità che cambiano tutto
Svolta clamorosa e negativa per il Milan e il nuovo stadio a San Siro, che rischia di essere nuovamente bloccato. Secondo quanto riferisce Il Giorno, infatti, gli avvocati Veronica Dini e Roberta Bertolani hanno scavato nel passato e avrebbero dimostrato che "il vincolo storico e architettonico sullo stadio di San Siro è già sussistente". Hanno infatti ricostruito la cronologia delle partite che si disputavano fin dagli anni '50 e hanno allegato, nel ricorso presentato al TAR, articoli e foto. Tra queste, una è particolare ed è di De Biasi: delle pecore brucano l'erba con San Siro sullo sfondo e il Milan in campo. Questo per dimostrare che "alla fine del 1954 la struttura esterna dello stadio era già riconoscibile e costruita completamente". Tutti questi documenti dimostrerebbero che l'8 giugno 1955 il 76,85% dello stadio era "completo e funzionante". È l'ultima mossa del comitato di Luigi Corbani per bloccare la vendita di San Siro alle due società meneghine.
Se così fosse, essendo già trascorsi 70 anni, il vincolo sarebbe già scattato e quindi il Milan e i nerazzurri potrebbero comprare solo le strutture di età inferiore. Ovvero il 23,15% del secondo anello. La richiesta è di "sospendere in via cautelare" gli atti del ricorso e dichiararne la nullità. Vogliono anche sollevare una "questione di legittimità costituzionale". Tutto fermo per dirimere la questione del vincolo, chiedendo un chiarimento definitivo. Converrebbe anche a Comune e società per evitare che si avvii un procedimento poi inutile.
In sostanza, la data del 10 novembre 2025 per la decorrenza del vincolo architettonico sul secondo anello dello stadio sarebbe sbagliata e arbitraria. Questo perché ci sono prove storiche del fatto che la struttura fosse già esistente e utilizzata alla fine del 1954. Se così fosse, dunque, il vincolo sarebbe già vigente.
Denunciano anche presunte irregolarità di vendita alle società, senza passare da una gara. In discussione anche il Politecnico, che ha reputato corretto il prezzo di vendita a 197 milioni, perché in passato ha collaborato con le due società per lo sviluppo del progetto del nuovo impianto.