Non si tratta di smentire o meno, si tratta di mandare un messaggio che possa, quantomeno, alleggerire questo deludente finale di stagione. Il Milan rincorre una disperata qualificazione europea e deve ancora giocarsi la semifinale di ritorno contro l'Inter in Coppa Italia, ma si parla di tutto fuorché il presente: direttore sportivo, panchina e mercato. Ci siamo per caso dimenticati di Conceicao? Ci siamo per caso dimenticato del secondo allenatore, dopo Paulo Fonseca, lasciato in piena solitudine?
Il tecnico portoghese, dalla sua, non perde mai occasione di sottolineare il suo lavoro. Ha avuto poco tempo, innegabile, e il suo operato è stato chiaramente influenzato dai tantissimi impegni del calendario rossonero da fine dicembre a oggi. Eppure, Conceicao ha conquistato una Supercoppa, non certamente da squadra favorita, e smosso le acque del mercato. Ha risvegliato un gruppo che vive male le tante vicende dirigenziali, sta trovando una quadra precisa per le caratteristiche tecnico-tattiche dei suoi giocatori e punta al secondo trofeo in una delle stagioni peggiori degli ultimi anni.
Scrivendo ciò non si difende Conceicao, né tantomeno si attacca la dirigenza, ma si evidenzia la lampante carenza del club. Il Milan deve ripartire anche da questi dettagli, come la comunicazione appunto, se vuole ricominciare a puntare in alto. L'allenatore, d'altronde, è parte fondamentale tanto quanto il direttore sportivo e si può anche ingaggiare il migliore del mondo, ma non si può assolutamente lasciarlo da solo. Intanto, Conceicao difende sé stesso, come se fosse ormai condannato all'esonero, e potremmo definire la sua battaglia con il titolo di uno striscione della Curva Sud: "Il rumore del Silenzio".
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