Punto secondo: basta con i "Joao Felix". Discutiamo, prima, dell'apporto che sta dando il fantasista portoghese e poi del concetto legato a questi talenti che vagano tra i prestiti. Il classe '99 aveva incantato tutti, inutile negarlo, nel suo esordio contro la Roma. Qualità palla al piede, testa alta e grandi skills. Poi, però, si è perso in prestazioni fumose, poco pratiche e in un calcio, quello italiano, ben più tattico di quello inglese. L'immagine dell'avventura rossonera, finora, di Joao Felix è rappresentata dalla sua entrata in campo contro l'Inter nel secondo tempo: 14 minuti giocati, 7 tocchi, 5 passaggi e un possesso perso. Diciamolo, davvero troppo poco per un giocatore che prometteva scintille.
Joao Felix, inoltre, fa parte di quella categoria di talenti che non esplodono mai. La sua carriera, d'altronde, parla chiaro: Benfica, Atletico Madrid, Barcellona e Chelsea. In nessuna di queste squadre ha mai lasciato il segno e la sua parentesi al Milan è destinata a chiudersi dopo appena 6 mesi. Alla squadra rossonera non servono più questi giocatori, poiché il Diavolo necessita di profili pronti all'uso, di calciatori con caratteristiche ben definite. Il tempo delle scommesse è ormai finito e il Milan non può più rappresentare il centro di recupero di potenziali campioni. I dirigenti, e soprattutto quello che sarà il nuovo direttore sportivo, sono avvisati: dal mercato estivo dovranno arrivare solo giocatori già formati che possano dare un effettivo contributo alla causa rossonera.
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