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Un processo di De-Milanizzazione. Boban, e le sue verità, abbattono il Milan “americano”

La verità di Boban e un Milanismo decaduto: 'Combattevamo per il bene del Milan'
Le parole di Zvonimir Boban colpiscono il Milan "americano" e confermano la più grande paura di tutti i tifosi rossoneri
Francesco Aliperta Redattore 

Il calcio ormai è cambiato, lo sappiamo tutti ma fatichiamo ad accettarlo. Il calcio è diventato un business, non certamente da ieri, ma da qualche anno, e fatichiamo ad accettarlo. Non esistono più le proprietà che puntano a vincere per un sentimento comune, ma per un proprio tornaconto economico, affinché le azioni possano essere rivendute ancora e ancora. Lo sappiamo, ma fatichiamo ad accettarlo. Il calcio italiano è cambiato, non è più il migliore e, anzi, è diventato terra di investimenti, spesso fallimentari, e di un cinismo che affossa il romanticismo e, soprattutto, il senso di appartenenza. Lo sappiamo, ma fatichiamo ad accettarlo.

Un processo di De-Milanizzazione. Boban, e le sue verità, abbattono il Milan "americano"

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Le parole di Zvonimir Boban colpiscono al cuore una tifoseria intera. L'ex calciatore, e dirigente, del Milan ha rivelato ulteriori dettagli di una situazione per la quale, il popolo rossonero, paga ancora le conseguenze. Una trasformazione netta, fatta di asset, numeri, plusvalenze e strategie finanziare volte alla sola crescita economica, e non sportiva, della società. "Io avevo firmato un contratto di tre anni e doveva essere: il primo di pulizia, il secondo di stabilità e il terzo di competitività. In tutte le attività del mondo ci vogliono tre anni, figurati in un club come il Milan: è il minimo. Ma loro dopo tre mesi ci hanno quasi delegittimato con una 'imboscata' come l'ha chiamata Paolo. Ma funziona così, il fondo funziona così: se compro a 10 domani deve valere 15, non c'è logica, non è gente di calcio. Non è cattiveria, è che non capiscono di calcio".


Il Milan, questo processo spiegato da Boban, lo aveva incalzato bene tanto da vincere uno scudetto inaspettato nella stagione 20/21. Si era creata una base solida, fatta da un gruppo unito, un tecnico capace di valorizzare ogni caratteristica e un senso di appartenenza, quello Milanista, coltivato da persone che sanno cosa vuol dire vestire la maglia rossonera. Maldini, Ibrahimovic e Tonali sono solo tre elementi di una rinascita che aveva ispirato grande ottimismo per il futuro. Poi, però, qualcosa si è rotto. "Io ho parlato di de-milanizzazione, quella era la paura. Ed era chiaro che si volesse far perdere quella forza di voler appartenere. Perché è un'emozione troppo grande per qualcuno che vuol controllare diversamente la cosa. L'idea è quella, che i tifosi diventano clienti, i giocatori diventano asset. E via così, questa è la loro via". Boban non poteva spiegarlo meglio.

Tuttavia, la frase che ha colpito di più è questa: "Già con Paolo quella volta a casa quando mi hanno raccontato l'idea di come funziona mi sono detto: 'Allora dobbiamo lottare contro la nostra proprietà per il bene del Milan'. E Paolo mi fa: 'Più o meno'". Combattere contro la propria proprietà per il bene del Milan. Letta più volte appare come un paradosso, poiché due ex campioni rossoneri hanno dovuto indossare l'elmetto per far sì che un sentimento, di ormai quasi 126 anni, non fosse travolto dalla freddezza di un fondo ben lontano, in primis, dal calcio. Il Milanismo sta decadendo, in una maniera sofferta, poiché anche San Siro sta diventando la casa dei turisti e non dei rossoneri. La precedente proprietà è stata frenata da Maldini, da Boban, da Massara, ma quella attuale ha fatto tabula rasa, mettendo in dirigenza degli uomini ben diversi da quelli che abbiamo ascoltato e vissuto in tutti questi anni. Il Milanismo è a rischio estinzione, possiamo dirlo, e l'ultimo salvagente è rappresentato dai veri tifosi, gli stessi che soffrono a vedere il Milan in questo stato.

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