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La STEAUA, SACCHI e BERLUSCONI: “Ho detto a Dio che sono comunisti”

Il Trofeo Luigi Berlusconi (credits: GETTY Images)

Arrigo Sacchi, ex tecnico rossonero, ha parlato a 'Il Giornale' di Silvio Berlusconi. Ecco alcuni aneddoti curiosi sul presidente rossonero...

Lorenzo Romagna

Anche Arrigo Sacchi ha voluto parlare di Silvio Berlusconi, che oggi festeggia i 30 anni di presidenza rossonera, ai microfoni de 'Il Giornale': "Ha rappresentato il vero rinascimento. Se il calcio italiano ha vissuto il miglior periodo dal dopoguerra in poi, in coincidenza con l’avvento di Berlusconi, non è stato un caso. Si è trattato di uno straordinario innovatore. Quando mi scelse, correndo un grande rischio, io commentai con la mia famiglia: o è un pazzo o è un genio. Era venuto a prendermi a Parma in serie B solo perché vide giocare bene la mia squadra col Milan di Liedholm in Coppa Italia. È riuscito ad abolire il vecchio dogma del calcio italiano, cioè vincere a ogni costo, per introdurre il concetto più appagante e impegnativo del “vincere, convincere e divertire” perché aveva capito che grazie alla bellezza del gioco e al merito riconosciuto dagli avversari la vittoria stessa sarebbe risultata amplificata".

Sul primo incontro con il presidente: "Abbiamo parlato di calcio fino a mezzanotte e quando me ne tornai a casa mi sembrava di conoscerlo da sempre. Io avevo, per i giorni successivi, un appuntamento a Firenze con il conte Pontello: Berlusconi mi pregò di rinviare quel viaggio e di aspettarlo al rientro da Roma, doveva mettere sotto contratto per le sue tv Baudo e la Carrà. Ci pensai su la notte e al mattino successivo dissi che non me la sentivo di dare una “buca” alla Fiorentina. Fu Ettore Rognoni a convincermi di tornare ad Arcore e in assenza di Berlusconi trovai schierati Galliani, Confalonieri, Dell’Utri e Foscale: mi arresi al loro pressing e firmai in bianco. Scoprii qualche tempo dopo che Galliani mi aveva dato una cifra inferiore rispetto a quella che guadagnavo nel Parma. Il discorso al castello di Pomerio? La prima convention del Milan durante la quale il presidente radunò giocatori, tecnici, medici, dipendenti della società per fissare la missione. Disse: 'Dobbiamo diventare la squadra più forte al mondo'. Sembrava un visionario e invece fu fantastico perché riuscì".

Sulla Coppa dei Campioni 1988/89: "Mi vengono in mente due episodi. Il primo: mentre tentavamo di farci strada col pullman verso lo stadio, circondati da una marea di tifosi milanisti, Berlusconi sotto voce commentò: “Arrigo, immagini se usciremo sconfitti, sarà un funerale con 80 mila al seguito”. Il secondo: entrati al Camp Nou, mostrai al presidente la cappella e lui si recò subito a pregare. Al ritorno mi prese da parte e confessò: “Gliel’ho detto che sono dei comunisti!".

Sulle parole del presidente dopo il match con l'Espanyol: "In quell’occasione Berlusconi fu spettacolare. Perdemmo con l’Espanyol a Lecce, lui arrivò a Milanello il sabato mattina, riunì la squadra e fu persino brutale. Disse: 'noi abbiamo fiducia in questo tecnico, chi lo seguirà rimarrà, chi non lo seguirà andrà via'".

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