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Gattuso: “Nel mio Milan c’era rispetto delle regole, ora si fa più fatica”

Gennaro Gattuso, ex allenatore del Milan (credits: GETTY Images)

Alla presentazione del libro "Da Calciopoli ai Pink Floyd" di Alberto Costa, ecco alcune dichiarazioni del tecnico del Milan, Gennaro Gattuso

Donato Bulfon

ULTIME MILAN - A margine dell'evento di presentazione del libro di Alberto Costa, "Da Calciopoli ai Pink Floyd", ecco le dichiarazioni del tecnico del Milan, Gennaro Gattuso: "Credo che quello che negli anni ha salvato il Milan è stato il rispettare le regole, in pochi anni è dovuto intervenire Galliani. Eravamo noi ad andare in sede per farlo intervenire, rispettavamo la storia: oggi si fa più fatica. La mentalità dei giocatori è cambiata, oggi devi stare attento, prima dovevi stare zitto. Il primo giorno a Milanello mi feci la barba, lasciai due peli nel lavandino... Presi due schiaffi in testa da Costacurta, capivi subito la mentalità. Galliani mi voleva convincere a restare, da giocatore, ma non mi sentivo più a mio agio, non parlavo più la stessa lingua. A tanti non piaceva quello che io, Abbiati e Ambrosini dicevamo. Oggi è un'epoca diversa".

Sulla rissa Ibrahimovic-Onyewu: "Ci eravamo spostati su un campo diverso dal solito, c'era gente e loro due si sono presi. Pesavano cento chili l'uno, ho visto degli schiaffi che mi avrebbero ammazzato (ride, ndr). Da eroe sono andato comunque lì a dividerli, ho preso anche qualche calcio. Sono stati mezz'ora, si sono sfogati. Ad Ibra passava subito, non portava rancore".

Sul ritorno del 'vecchio' Milan: "Non scordiamo che le cose sono cambiate, un allenatore deve trovare ragazzi disposti a fare sacrifici, a migliorarsi, a fare qualcosa in più. Oggi devi stare attento a dire qualcosa ai ragazzi, se gli dici qualcosa poi iniziano a lamentarsi, cercano alibi: le cose sono cambiate".

Sullo spogliatoio: "Sono le piccole cose che sono cambiate, prima ad esempio si sentiva solo roba italiana. Ora se metti qualcosa di italiano si mettono a ridere. C'è solo roba straniera, hip hop, se metto Pupo tutti ridono. Oggi è diverso, hanno tutti le cuffie, magari si guardano anche le partite inglesi o spagnole che giocano in altri orari. Sono loro abitudini, è cambiato tutto".

Sul calcio oggi più individuale: "Ora ognuno pensa al suo orticello, a fare le cose come è abituato a fare. Ma è una problematica che hanno tutti in Serie A, in tutti gli spogliatoi. Nel 1999, ad esempio, la musica non si metteva e si stava concentrati. Ho provato anche ad allenatore a toglierla, ma piace a tanti anche se mi dà fastidio personalmente. Quindi ho fatto io un passo indietro, anche se forse è meglio ascoltare Pupo che la schifezza che passa adesso (ride, ndr)".

Sul ritiro a Malta: "Galliani dirà sicuramente di no, ma con la scusa che avevamo fatto una sponsorizzazione maltese, finimmo a Malta a fare la preparazione a metà stagione. Ma c'era un vento tremendo e faceva un freddo cane, tutti eravamo incazzati neri col dottore per la scelta. Dopo sette giorni tornammo a Milano, se oggi un allenatore fa una roba del genere lo prendono per scemo. Noi invece stavamo bene in gruppo, stavamo insieme anche di notte o dopo pranzo. Oggi invece i ragazzi scappano appena finiscono di mangiare, vanno via subito. I tempi sono cambiati anche in questo".

Su come diventare campioni: "Per essere grandi campioni bisogna essere coerenti, anche fuori dal campo e non basta mai il talento. Uno che non salta mai l'allenamento, che è coerente, che arriva sempre puntuale, che fa il suo lavoro a 360 gradi, che rispetta ogni regola. Per questo dico che Maldini è stato il più forte al mondo, perché era sempre sul pezzo. Avrebbe potuto vivere di rendita e invece non ha mai mollato niente. Il segreto di quel gruppo storico è stato questo, se c'era una regola veniva rispettata alla lettera".

Sul Mondiale 2006: "Ricordo che al gol di Grosso in semifinale non andai nemmeno ad esultare, ero l'ultimo uomo a centrocampo e se partiva qualcuno della Germania dovevo andare a rincorrerlo. Nella vita ho sempre pensato di diventare il più forte del mio ruolo, recuperare palloni e fare l'incontrista, ho sempre voluto migliorarmi. Poi non era vero che non avevo qualità, però sapevo i miei limiti e dovevo mettermi a disposizione del gruppo". Intanto, è sempre più difficile il momento di Suso: continua a leggere >>>

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