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Milan, con Ibrahimovic hai fallito. Altro che DS, a questo club serve Paolo Maldini

Al Milan non serve un DS, ma serve Maldini. Ibrahimovic un brutto esperimento
Il Milan continua la caccia al DS ma i tifosi chiedono a gran voce il ritorno di Paolo Maldini. Intanto Ibrahimovic si rivela un fallimento
Francesco Aliperta Redattore 

In una giornata ricca di compleanni, da Tonali a Baresi fino a Gerry Cardinale, i tifosi del Milan ripensano agli ultimi due anni fatti di cambiamenti, rivoluzioni, alti e bassi. La richiesta, a gran voce, di riportare a casa un milanista come l'attuale centrocampista del Newcastle, il ricordo di una bandiera rossonera come l'ex difensore numero 6 e l'assenza di una comunicazione chiara e trasparente da parte del proprietario di RedBird. Nel mezzo ci mettiamo anche anche la ferita, ancora aperta, dell'addio di Paolo Maldini, una figura che la dirigenza del Diavolo sta ancora provando a sostituire.

Difficile, se non impossibile, poiché al Milan non serve davvero un nuovo direttore sportivo. Al club rossonero serve una faccia e una voce, serve un rappresentante che possa ricordare, in ogni occasione, cosa è stato e cos'è il Milan. Avete consigli? Sicuramente starete pensando a un solo nome: Paolo Maldini. Ora, tralasciando gli errori commessi, cosa che fanno tutti i dirigenti anche i migliori, Maldini non fungeva solo da dirigente. Era, di fatti, colui che collegava tutti i reparti, sia fuori che dentro il club. La storia, d'altronde, parla per lui e a mancare al Milan, in questo momento, è proprio quella personalità, quell'aura, quell'influenza storica e mondiale. Anche con un nuovo DS, che sia Paratici, D'Amico o Tare, alla società rossonera mancherà sempre e comunque un vero e proprio stendardo.


Al Milan non serve un DS, ma serve Maldini. Ibrahimovic un brutto esperimento

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Il Milan, però, un tentativo concreto per rimpiazzare Maldini lo ha fatto. Anzi, è stato RedBird a tentare la sorte. Già, poiché l'arrivo di Zlatan Ibrahimovic è sempre apparso come un esperimento. In un periodo nel quale al Milan mancava una figura di supporto, Cardinale ha ben pensato di donare ai tifosi rossoneri il proprio idolo. Così, a Milanello arriva Ibrahimovic, ma senza un vero e proprio ruolo nell'organigramma ufficiale del club. Difatti, lo svedese è un uomo di RedBird, che lavora per RedBird e che ragiona con RedBird, Dispiace dirlo, ma l'influenza di Ibrahimovic sembra ormai svanita ed è lontano il tempo in cui riusciva a fare la differenza, in campo, anche se indisponibile.

Ibra ha fatto il suo corso, si è gettato in un nuovo ruolo e ha provato a dare ciò che mancava a un club che, lentamente, si stava allontanando dalle sue radici. Lo svedese, però, non ha saputo rispettare le rosee aspettative, diventando, nel giro di poco, uno dei tanti obiettivi di critica dei tifosi rossoneri. Le premesse, d'altronde, non erano le migliori. Ibrahimovic è sempre stato un solista e in questo contesto dirigenziale si è dovuto ridimensionare. Il "gruppo di lavoro", le decisioni prese in accordo, le tante riflessioni: non proprio ciò a cui ci aveva abituato in campo. Insomma, un esperimento fallito. Avanti il prossimo.

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