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Zoff: “Italia, vietato essere presuntuosi”

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L'ex capitano azzurro, campione del Mondo, Zoff, dà la propria ricetta per il Mondiale: zero presunzione, vizio azzurro, per evitare di restare scottati.

Stefano Bressi

Tutta Italia stasera sarà concentrata sul match che probabilmente è il più importante degli ultimi cinque anni: il ritorno dei playoff contro la Svezia che decreterà chi parteciperà al Mondiale in Russia nel 2018. Ai microfoni de "La Repubblica" l'ex portiere e capitano campione del Mondo, Dino Zoff commenta: "L'importante è fare il primo gol, il secondo vien da sè". Ecco le sue parole.

Sul match: "No, dico davvero. La cosa importante è cercare di fare subito gol, per la fiducia propria e per incrinare le certezze degli avversari. Poi il secondo si fa…"

Se è ottimista: "Sì, penso che ce la possiamo fare. Però bisogna stare molto attenti. La Svezia è una buona squadra e l’ha dimostrato, soprattutto in attacco. Però penso che l’Italia alla fine ha tutte le caratteristiche necessarie per farcela".

L'errore da non commettere: "Quello di entrare in campo sentendosi superiori, più forti. È un vecchio equivoco. Un conto è essere consapevoli di potercela fare, un altro è la presunzione di essere più forti. Noi italiani in questo siamo specialisti, quando ci succede finisce sempre che entriamo in campo con il pennacchio e torniamo a casa scornati. Invece serve l’intima convinzione di poter dare battaglia a chiunque e, soprattutto, essere disposti a farlo davvero. Ma non pensiamo di essere superiori".

Sulle difficoltà del calcio italiano: "Penso che quello degli stranieri sia un tema. Ma non perché siano troppi. Io sono convinto che oggi come oggi se uno è buono viene fuori. Il Paese è pieno di osservatori e talent scout e procuratori, figuriamoci se si lasciano sfuggire un talento. Il problema semmai è che i molti stranieri fanno sì che in Nazionale non si riescano a creare i “blocchi”. E tradizionalmente le nazionali che vanno forte girano intorno a blocchi di alto livello. Non potendo più contare su gruppi di giocatori abituati a giocare insieme gli allenatori fanno più fatica. Hanno bisogno di più tempo e il tempo, si sa, è una delle cose più indisponibili del calcio attuale".

Come si preparano partite come quella di oggi: "Intanto facendo capire ai calciatori che partite del genere fanno parte della vita di chi fa il mestiere del calcio. Se uno si spaventa per una qualificazione ai mondiali cosa fa di fronte a una finale? Poi bisogna capire lo spogliatoio. Io a Roma non ho mai perso un derby perché la settimana prima della partita evitavo di essere pignolo e preciso come ero di solito. I calciatori erano già sotto la pressione della città: la mia sarebbe stata inutile e dannosa".

Consigli a Ventura: "Sta scherzando? Quando uno è su quella panchina mette in conto di sentirsi dare consigli dai giornalisti e dai media. Se penso a cosa ha dovuto subire il povero Bearzot... Ma da un ex ct no, è una cosa che dà fastidio".

L'arbitraggio all'andata: "Il calcio internazionale propone gare più robuste di quelle a cui siamo abituati, il nostro è un calcio più drammatizzato, più spezzettato, e ogni volta ci troviamo un po’ a disagio".

Se ai Mondiali poi sarebbe un'altra storia: "E perché mai? Mica vai a giocare a pallamano, in Russia… Avrai solo più tempo e più possibilità per far capire alla squadra quali sono le tue idee e il tuo modo di interpretare il calcio. Ma il gioco è sempre lo stesso e servirà comunque molto lavoro e soprattutto molta fatica".

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