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Yonghong Li, il cinese sconosciuto che vuole comprare il Milan

Silvio Berlusconi, Presidente del Milan, e i rappresentanti della cordata cinese (foto Sportmediaset)

Nessuno ha notizie o sa chi sia Yonghong Li, presidente di Sino-Europe Sports che vuole il Milan. Nel fondo tanti piccoli investitori, poche tracce di stato

Stefano Bressi

In Cina ancora in tantissimi sono legati al grande Milan, quello di Arrigo Sacchi che andava in giro per il mondo a insegnare calcio. Nessuno, però, conosce Yonghong Li, presidente di Sino-Europe Sports, che vuole acquistare il Milan. Per adesso è il solo a essere uscito allo scoperto tra i tanti compratori, a parte il fondo Haixia Capital. Insieme a Han Li è il regista dell'operazione. Si diceva possedesse due società quotate in borsa, ma in Cina non ci sono riscontri sul suo patrimonio. I suoi affari si perdono in un reticolo di società e prestanome. La Gazzetta dello Sport, che ha fatto un reportage, ha intervistato molti interlocutori, ma la risposta è sempre stata: "Non so chi sia Yonghong Li". Lo ha detto Feng Yin, titolare di Boafeng, che dopo aver visto la foto ha anche detto di non averlo mai visto prima: "Ho sentito che chi vuole comprare il Milan sta cercando fondi a Shanghai". La partita ancora, effettivamente, non è chiusa. Fininvest deve ancora incassare 420 milioni. Secondo Sino-Europe Sports, però, gli investitori sono già stati definiti, i soldi sono in arrivo e il closing si farà.

Secondo James Tian, che coordina le acquisizioni di società estere, l'operazione Milan è strana: "Gli investitori non sono noti, non sono player di primo livello della finanza e non lavorano nell'industria sportiva. Per i cinesi è più coerente che i club di calcio vengano acquistati da società già avviate". Al di là delle poche informazioni su Yonghong Li, in Cina stupisce la struttura del gruppo che sta acquistando il Milan. Ecco perché molti fanno il paragone con Suning: "I cinesi che acquistano club esteri di calcio lo fanno in due modi: una singola azienda o un singolo imprenditore. Oppure si riuniscono in un consorzio formato da due, tre o massimo quattro grandi investitori. L'azionariato diffuso non è una strada battuta da queste parti". L'operazione Milan sembra essere una novità. La pensa allo stesso modo He Wenyi, direttore del centro di ricerca di sport della Peking University: "La struttura del gruppo che vuole comprare il Milan non è tipica in Cina. Suning la conoscono tutti. Possiede già una squadra e ha rilevato l'Inter per fare sinergie e creare valore in Cina. Quello del Milan è un caso completamente diverso: sembra un'operazione finanziaria con l'obiettivo di trarre profitto in futuro, puntando sul forte valore del brand Milan".

Dell'influenza dello Stato sembra che in Cina non se ne voglia parlare. Il presidente della Repubblica popolare Xi Jinping ha indicato il calcio come nuovo terreno di caccia del Dragone. Il Milan, però, sembra aver poco a che fare con lo Stato: "Il governo non finanzia le acquisizioni dei club europei, ma dà solo un indirizzo a investire nell'industria sportiva". C'è stato, a dire il vero, il caso del City Football Group, acquistato per il 13% dalla società Citic Capital, banca che fa parte del colosso statale Citic Group. Riscontri della partecipazione del governo nell'affare Milan, però, non ce n'è. Haixia Capital non è un fondo statale, bensì è controllato al 40% dalla provincia di Fujian. Differenza sostanziale, soprattutto da un punto di vista di budget. Haixia Capital ha base a Fuzhou, mentre a Pechino ha un ufficio in cui lavorano sei persone.

Resta il mistero su chi possiederà il Milan. L'attesa per un socio forte a quanto pare resterà delusa, vista la natura dell'operazione. Yonghong Li, che pochi conoscono, ma che secondo alcuni vanta relazioni strette con apparati e imprenditori di una o più generazioni fa, sta lavorando in gran segreto all'architettura finanziaria. Nessun singolo azionista dovrebbe avere quote rilevanti, massimo il 15%. Jilin Yongda Group, società indicata come investitrice, aveva impegnato sul Milan 40 milioni, ovvero circa il 10% delle quote. I soci dovrebbero essere in totale 7 o 8, convinti a investire nel Milan con la promessa di importanti ricavi. Il piano prevede l'utile nel 2017/18 grazie a un'impennata del fatturato.

I 350 milioni pretesi da Silvio Berlusconi per il futuro, infatti, deriveranno da ciò che il gruppo conta di ricavare dalle entrate. Possibile? Il Milan è popolare in Cina. Solo il Real Madrid ha più fan, il Milan è a quota 106 milioni. Uno studio, però, spiega: "I tifosi in Cina si comportano in modo molto diverso rispetto ad altri mercati internazionali e c'è un notevole grado di sovrapposizione". Per esempio molti fan cinesi del Manchester City sostengono anche lo United. Questo, comunque, deve tradursi in moneta sonante. Il Barcellona, che dal marketing incassa quasi il quadruplo del Milan, in tutta l'Asia ricava 15 milioni annui. Il responsabile dell'ufficio blaugrana a Hong Kong dice: "Tutti conoscono il Barcellona, ma questa notorietà è difficile da monetizzare. In Cina si tende a spendere per aziende cinesi". Sino-Europe promette di far soldi con un modello diverso da quello usato finora dalle altre società europee. Proprio perché il Milan sarà percepito come entità cinese, con molte società-partner. Gli investitori sono convinti sia la strada migliore per utilizzare tutte le entrate rispettando il fair play Uefa, a differenza delle iniezioni di capitale in stile Suning. Di certo è una grande scommessa, è il primo caso in cui una squadra di calcio viene acquistata da un fondo di investimento con più soci.

È vero che la necessità di ottenere alti rendimenti indurrà i soci e il management guidato da Marco Fassone a trasformare il Milan in una macchina da soldi, ma è altrettanto vero, scrive la rosea, che proprio per questo il futuro del club è un rebus. In Cina nessuno si sente di mettere in dubbio la chiusura della trattativa, sebbene sembra che ancora sia in corso la ricerca dei finanziamenti. Una fonte finanziaria vicina al dossier assicura che il closing si farà e si aspettano solo le autorizzazioni politiche per lo spostamento di capitali in una valuta estera. Ma il punto è: cosa ne sarà del Milan? Per ora ci sono i 100 milioni di caparra. E intanto al citofono della sede della Sino-Europe non risponde nessuno.

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