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Pellegatti: “Smetto perché non ho dove fare le telecronache”

Pellegatti: “Smetto perché non ho dove fare le telecronache”

Dopo 35 anni Pellegatti non sarà più la voce che accompagnerà il Milan. Mediaset ha perso i diritti e lui è alla finestra. I tifosi lo amano.

Stefano Bressi

Un qualsiasi tifoso del Milan che ha seguito i rossoneri dagli anni '80 fino a oggi si è sicuramente imbattuto, almeno una volta, in una telecronaca di Carlo Pellegatti. La si riconosce subito. È diversa dalle altre, è più poetica. Ma ciò che contraddistingue l'uomo che ha raccontato le gesta dei calciatori rossoneri negli ultimi 35 anni sono sicuramente i soprannomi. È stato il primo a dare nomi immaginifici ai giocatori: da "Tulipano Nero" Ruud Gullit all'ultimo "Atlante, il Titano" Gonzalo Higuain. Ieri, però, Pellegatti ha comunicato che non farà più le telecronache. I milanisti perdono così la loro storica voce. La Gazzetta dello Sport lo ha intervistato dopo questa notizia.

Se ha finito davvero: "Oggi sì. Non smetto perchè sono stanco, ma perché non ho più un contenitore che mi ospiti. Mediaset Premium ha chiuso e altre offerte non ne ho ricevute. Spero che qualcosa arrivi. Non voglio parlare d'addio, diciamo che mi ritengo in congedo temporaneo. Però adesso la realtà è questa. Con mio figlio ho iniziato a organizzare le prime trasferte da tifoso, dopo 35 anni di attività tra radio e tv. Voli low cost e cose del genere. A San Siro andrò sempre, sia chiaro. Ringrazio i milanisti, tutti mi hanno sommerso di messaggi affettuosi. Grazie, grazie, grazie".

Cos'era Radio Panda: "Arrivai a Radio Panda nella stagione 1983/84. Era il Milan di Castagner. Tempi eroici. A Genova, al Marassi, non ci facevano entrare e io raccontavo la partita da un terrazzo che affacciava sullo stadio. Un signore ci ospitava a casa sua, noi ci allacciavamo alla sua linea telefonica e io parlavo dal balcone, con visuale ridotta".

Il primo soprannome: "Ne cito tre: 'Collo d'Acciaio' Hateley, 'Lo Squalo di Villasanta' Filippo Galli e 'Mahatma, la grande anima' Baresi. Era l'epoca dell'ultimo Milan di Farina, quando il Waregem vinceva a San Siro in Coppa Uefa..."

Tempi difficili da spiegare ai giovani rossoneri: "Per cui mi fa molto piacere che i vecchi milanisti mi ricordino in quel pomeriggio in cui urlai 13 volte, ripeto 13 volte, 'gol di Verza!' per sottolineare un nostro pareggio nel Derby a pochi minuti dalla fine".

Sul Cigno di Utrecht Van Basten: "Non è un mio soprannome. Per me Van Basten è sempre stato 'Guido Guinizzelli, il poeta del Dolce Stil Novo'. Ma oltre ai soprannomi ci sono le frasi celebrative. Il mio urlo ad Atene 'Pippo mio, Pippo mio' per celebrare il gol di Inzaghi è nel museo del Milan. Sono orgoglioso di 'alzala Paolo, alzala' quando abbiamo vinto la Champions a Manchester".

La Top11 del Milan di tutti i tempi: "4-3-3: Rossi; Tassotti, Nesta, Baresi, Maldini; Rui Costa, Rivera, Kakà, Shevchenko, Van Basten, Inzaghi. Allenatore Sacchi. Formazione sbilanciata, lo ammetto, ma i cinque dietro reggerebbero da soli il Duomo di Milano".

I milanisti più forti di sempre: "Ne scelgo quattro: Rivera, Baresi, Van Basten e Rui Costa. Per il portoghese avevo una venerazione. Rui era 'Apollo Musagente'".

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