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Morte Astori, Prandelli: “Sapeva trasmettere solo sensazioni buone, positive”

Cesare Prandelli Valencia
Cesare Prandelli, ex commissario tecnico della nazionale, parla della scomparsa di Davide Astori. Ecco le sue parole ai microfoni del Corriere dello Sport

Patrick Iannarelli

Cesare Prandelli, ex commissario tecnico della nazionale, parla della scomparsa di Davide Astori. Con l'allenatore originario di Orzinuovi, il difensore viola esordì in nazionale. Ecco le sue parole ai microfoni del Corriere dello Sport

Il suo esordio in azzurro, come ricorderà, non fu incoraggiante: subito espulso.

"Lo feci giocare a Kiev, in un'amichevole contro l'Ucraina. Entrò dopo un quarto d'ora di partita al posto di Chiellini, che si era fatto male, e alla mezz'ora del secondo tempo era già fuori per doppia ammonizione. Se non ricordo male, il secondo giallo era esagerato, spostò appena la palla dopo una punizione fischiata contro di noi. Ma ormai faceva parte del nostro gruppo, le sue qualità colpirono tutto lo staff e lo spogliatoio. Era un ragazzo perbene".

Per questo lo chiamò come riserva nel ritiro di Cracovia prima dell'Europeo 2012?

"Sì, anche per questo. Sapevo che Davide avrebbe accettato con piacere il nostro invito. La lista dei 22 era fatta, fra lui e Ogbonna avevo scelto il secondo, ma quando gli chiedemmo di raggiungerci perché Barzagli aveva dei problemi fisici, arrivò di corsa. Nel gruppo uno come lui stava benissimo, ha sempre unito, mai disgregato".

Fu un premio la convocazione per la Confederations Cup del 2013?

"Fu la conseguenza della sua bravura. In Brasile in quel torneo Astori segnò anche un gol, l'unico in Nazionale, contro l'Uruguay. Era diventato un giocatore prezioso per noi".

L'ha più rivisto dopo il suo addio alla nazionale?

"Sì, ci siamo incontrati spesso a Firenze. A lui piaceva moltissimo la città. Un giorno stavo passeggiando con la mia compagna Novella, lo incontrammo in centro con la sua compagna e mi disse che stavano aspettando un figlio. Era emozionato, contento, sapeva trasmettere solo sensazioni buone, positive".

Ricorda il vostro ultimo incontro?

"Ero tornato da poco dalla Spagna, dopo l'esperienza di Valencia, ci trovammo sempre a Firenze e rimanemmo a lungo a parlare. Era un ragazzo con cui veniva spontaneo discutere di tutto, non solo di calcio.Era aperto, era uno giusto. Questa per me è una tragedia, immagino i suoi compagni, i tifosi, la gente che lo ha conosciuto. Vorrei abbracciare tutta la sua famiglia".

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