"Il capitano del Milan, Riccardo Montolivo, è pronto a tornare in Nazionale, dopo oltre 7 mesi dall'ultimo, terribile infortunio ai legamenti crociati del ginocchio: una bella rivincita per un ragazzo sempre messo in discussione, dai tifosi e dagli addetti ai lavori. Montolivo si è raccontato in un'intervista al 'Corriere dello Sport' rivelando di essere tifoso del Milan sin da bambino: “Mio padre è milanista, grande tifoso del Milan, grande tifoso di Gianni Rivera. Mi racconta sempre del giorno, lui era presente sugli spalti, in cui Rivera con il microfono chiese ai tifosi di spostarsi perché c’era il pericolo per la fragilità della struttura della tribuna e le autorità avrebbero potuto interrompere la partita. Me lo racconta sempre, a testimoniare l’autorevolezza di Rivera. Quindi tutta la famiglia milanista, mio fratello compreso. L’appuntamento fisso che avevamo in famiglia era quello del “Novantesimo minuto” sulla Rai: io, mio fratello e mio padre ci ritrovavamo lì dopo le partite. Eravamo affezionati a quella trasmissione, oggi ne siamo un po’ nostalgici”.
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Montolivo: “Tifo Milan da sempre. Tristezza per i maligni sui social”
Riccardo Montolivo ha raccontato l'origine del suo tifo per il Milan e rivelato: “Ho ammirato moltissimo Steven Gerrard. Su Francesco Totti ...”
"Montolivo, scuola Atalanta (“Dà importanza all'aspetto tecnico, tattico, calcistico ma anche all'aspetto umano del ragazzo: ha una rete di osservatori molto forte”), ha anche rivelato quali sono stati i suoi punti di riferimento, nel recente passato, nel ruolo di regista: “Io ho sempre ammirato moltissimo Steven Gerrard per la sua completezza. Perché era un giocatore fantastico sotto tutti i punti di vista, sapeva fare tutte le fasi di una gara. E poi ho avuto la fortuna di giocare insieme in Nazionale, per tanti anni, con Daniele De Rossi ed Andrea Pirlo che sono due registi davvero fantastici”. Montolivo, forse un po' compassato nelle gambe ma veloce nel pensiero (“La testa, nel calcio, arriva prima di qualsiasi altra cosa”, ha dichiarato), ha espresso anche il suo parere sulla vicenda di Francesco Totti, alla sua ultima partita in carriera con la maglia della Roma.
"“Con Francesco non ho avuto il piacere di giocare insieme perché il mio arrivo in Nazionale coincide con il suo addio. Stiamo parlando di uno dei giocatori più importanti nella storia del calcio italiano, ma anche internazionale. La fine della carriera arriva per tutti ma pensare ad una Roma senza Totti è veramente difficile, anche perché io Totti l’ho visto quando ero un bambino e ho cominciato ad ammirarlo allora. Non vederlo più con la maglia della Roma sarà strano per tutti i romanisti e anche per tutta Italia”.
"Montolivo ha dunque rimarcato le differenze tra il vecchio e il nuovo Milan: “Il Milan cinese - ha dichiarato 'Caravaggio' - è difficile da dire perché è solo da un mese che abbiamo nuovi proprietari. Probabilmente ci saranno tanti cambiamenti nei prossimi mesi e nei prossimi anni, quindi ora è difficile da dire. Il Milan di Berlusconi? Io ho vissuto la coda della sua gestione, sono arrivato sicuramente in un momento difficile, ma nonostante questo devo dire che l’aria che si respira qui è quella di una famiglia. Nei momenti più difficili di questi anni, durante i miei due infortuni, l’appoggio della dirigenza e della proprietà non è mai mancato. Ovviamente mi sarebbe piaciuto vincere di più. Spero di far parte del Milan del futuro per poter competere, per poter essere nelle posizioni più alte. Io ho sempre dato il massimo, ho sempre cercato di tirare fuori il meglio da me e se è andata così, vuol dire che probabilmente doveva andare così”.
"Chiusura di intervista dedicata a tutte quelle persone che, in questi mesi, lo hanno attaccato senza ritegno sui social, malignando sul suo grave infortunio o infangandone la reputazione. Montolivo, ancora una volta, si è dimostrato un vero signore: “I social network ormai sono diventati una valvola di sfogo per tutti. È un mondo senza regole purtroppo, dove ognuno può scrivere quello che vuole senza assumersene la responsabilità. Augurare la morte a chi comunque soffre è una cosa barbara. Purtroppo le frasi negative trascinano molto di più dei pensieri positivi, quindi ha fatto molto più clamore qualche messaggio negativo piuttosto che tanti messaggi di affetto e di stima che ho anche ricevuto. Francamente ho provato un po’ di tristezza, ma per loro – ha concluso il capitano rossonero -. Io non riesco a capire come una persona possa esprimersi in questo modo di fronte ad un evidente momento di drammatica difficoltà per uno sportivo. Io non do importanza a quello che viene scritto, che viene detto, se non dalle persone che io reputo importanti per me. Quindi ho provato un po’ di compassione nei confronti delle persone che si esprimevano in questo modo nei miei confronti”.
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