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RASSEGNA STAMPA

Milan, Pioli ha costruito una squadra europea in quattro punti

Stefano Pioli AC Milan Dinamo Zagabria-Milan 0-4 Champions League 2022-2023
Oggi il Milan è una delle squadre più europee del nostro campionato e il merito è di Pioli: ecco i fattori determinanti per la riuscita.

Stefano Bressi

Dopo tre anni con Stefano Pioli in panchina, il Milan è senza dubbio tra le formazioni più europee del nostro campionato dal punto di vista del gioco. I rossoneri riescono a mettere sotto ogni avversario, giocando un calcio all'avanguardia. Tutto merito, ovviamente, dell'allenatore. Sono quattro le caratteristiche principali, secondo , del gioco di Pioli in rossonero, che rendono il Milan una squadra così europea. Eccole.

Gioco dominante

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Alla base di tutto c'è il gioco, come nel Milan è tradizione. Un tassello cardine e che è stato subito un'imposizione. Alla prima partita con Pioli in panchina, circa tre anni fa esatti, il Milan pareggia 2-2 col Lecce in casa. Un risultato negativo e con un Milan molto diverso da quello di oggi per giocatori e modulo, ma con delle idee ben chiare dal principio: gioco dominante. Theo Hernandez, francese classe 1997 all'epoca ancor più giovane, era sempre alto; l'impostazione era con difesa a tre; la ricerca di superiorità in zona del pallone costante. La strada è tracciata ed è in linea con ciò che la storia del Milan vuole: dominio del gioco ovunque e ricerca della verticalità costante. Per raggiungere risultati in Champions League ce ne vuole, ma il Milan è ormai una squadra molto europea, crescita anche grazie agli incidenti di percorso. Questo è un Milan che va ad Anfield a giocarsela a viso aperto e perde solo 3-2 rischiando di vincere, che batte la Dinamo Zagreb in casa dopo nove mesi che non perdeva tra le mura amiche. Non è una squadra in grado di fare catenaccio e contropiede come altre italiane nelle competizioni europee e per questo non si può pensare al pareggio all'ultima giornata. Deve sempre giocare per vincere.

Mentalità offensiva

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Il gioco ha portato poi ai risultati grazie alla crescita dei giocatori, così è poi aumentata la fiducia e l'autostima. Il lavoro di Zlatan Ibrahimovic, svedese classe 1981, a riguardo è stato eccezionale, soprattutto all'inizio. Si è creata dunque una mentalità vincente, che ha portato allo Scudetto: una mentalità offensiva. Niente contropiede, si gioca sempre all'attacco. Anche dopo un gol, mai chiudersi, ma continuare ad attaccare. Martedì sera, dopo quattro reti, tante volte è stato sfiorato il quinto gol. Perché in Europa funziona così, si vince largo. Non è un caso che il Napoli, squadra molto simile ora, si sia qualificato con un turno di anticipo e la Juventus, la più italiana di tutte, sia fuori. Mentalità offensiva e mentalità vincente, significa anche non lamentarsi degli assenti e fidarsi dei presenti.

Intensità atletica

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Si parla tanto di infortuni, ma il Milan ha una condizione atletica invidiabile. I rossoneri corrono per novanta minuti su tutto il campo, senza mai fermarsi. A questi ritmi è anche normale avere qualche infortunio in più. Ritmi alti dal primo all'ultimo: intensità. La differenza rispetto alle squadre estere sotto questo punto di vista è stata limata dal Milan, che di intensità ne ha da vendere. È una delle squadre che recupera più palloni in zona offensiva. Una pressione costante e perfettamente organizzata, che ha in Sandro Tonali, classe 2000, il volto della squadra. Anche però Ismael Bennacer, algerino classe 1997, non scherza. L'età media bassa aiuta certamente per capacità fisiche e per motivazioni a tenere un'intensità alta, ma il lavoro di Pioli è evidente. Può sembrare paradossale che il Milan sia 16° su 20 squadre per km percorsi, ma è in realtà ovvio: se recuperi palla prima, devi correre meno all'indietro e in avanti. Si corre poco perché si corre bene e si occupano tutti gli spazi. All'estero sono un esempio, il Milan è sulla strada giusta, ma può crescere ancora.

Giovani e rincalzi

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Per tenere certi ritmi serve avere a disposizione una rosa ampia e che dia garanzie. Nel corso di una partita chi entra dalla panchina deve essere pronto a fare la differenza e continuare a correre come il compagno che è uscito. Sulla carta la rosa del Milan sembra essere meno profonda, completa e forte di altre. Però anche qui meriti a Pioli: fa crescere i giocatori. Così chi sembra, dal nome, non essere fortissimo, poi si rivela eccellente in campo. Pioli sa i margini di miglioramento dei propri giocatori e li prevede. È successo con Bennacer quest'anno, con Tonali e Rafael Leao l'anno scorso. In particolare aveva previsto l'esplosione del portoghese classe 1999 e i fatti gli hanno dato ragione. Ora l'ultima sfida è Charles De Ketelaere, classe 2001 belga che sembra in difficoltà psicologica. Siamo sicuri che Pioli saprà risolvere anche questo problema e il Milan troverà un grande campione. Ma non gli si regala nulla: gioca chi sta meglio e ora Brahim Diaz, spagnolo casse 1999, sta meglio. Ecco perché il gruppo segue l'allenatore. Le conoscenze e gli insegnamenti di Pioli portano a crescere tutti, da Pierre Kalulu, altro classe 2000 francese, a Matteo Gabbia, classe 1999. LEGGI ANCHE: Le donne, i dispetti di Ibra, la cazziata di Gattuso: i 30 anni di El Shaarawy

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