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Milan, il piano di Elliott: conti ok e crescita del brand

Casa Milan, sede del club rossonero (credits: acmilan.com)

Difficile realizzi uno stadio di proprietà a causa del poco tempi, ma Elliott ha le idee chiare su come gestire il Milan. Ecco il punto.

Stefano Bressi

Risollevare il Milan, al momento, sembra essere una sfida quasi impossibile. I rossoneri vivono un periodo davvero negativo e tutto sembra andare storto, ma il fondo Elliott pare aver accettato la sfida. È come guidare uno scafo contro corrente e imbarcando acqua e senza cambiare il motore acquistandone uno più potente. L'eredità di Yonghong Li ha lasciato incertezza anche a livello sportivo, vista l'esclusione dalla prossima Europa League. In più ci sono i bilanci in rosso degli ultimi anni, falla da tappare al più presto per poter viaggiare in sicurezza. La rosa va rinforzata, così che la barca possa finalmente essere manovrata con più forza. Le regole del Fair Play Finanziario non impediscono al Milan di fare acquisti, ma invitano a un mercato oculato, senza spese faraoniche e con qualche inevitabile cessione. L'obiettivo del Milan di Elliott deve essere l'opposto di quello cinese: inseguire i risultati sul campo senza prescindere dai conti e vietato prevedere ricavi senza aver già raggiunto determinati obiettivi.

I due grandi pilastri su cui deve basarsi e vuole basarsi Elliott sono sempre quelli: costi e ricavi. Sono le leve, scrive La Gazzetta dello Sport, su cui agirà la famiglia Singer, che si è posta come obiettivo quello di sanare il club rossonero. Nessuna fretta di passare la mano, ma la voglia di unire al lato speculativo una sana gestione. Ma quanto vale il Milan? Elliott non divulga cifre in modo semplicistico e le variabili che intervengono nel calcio sono molte, ma 550 milioni è un numero che può rendere l'idea. Un numero che torna anche sommando le spese fatte da Elliott con il debito pregresso. Anche le offerte di Rocco Commisso e Thomas Ricketts confermano che siamo lontani dai 740 milioni di valutazione che ha dato Silvio Berlusconi.

Per arrivare a superare quota 600 entro un paio di anni, serve innanzitutto tagliare dei costi. Non tanto sulle spese di gestione, ma sul monte ingaggi. Quello del Milan rientra già nelle norme UEFA, essendo meno del 60% dei ricavi annui, ma ogni risparmio aiuta. Lo sa bene Massimiliano Mirabelli, che opera in questo senso da tempo. Anche se ora la sua posizione è abbastanza in bilico. Ieri ha ricevuto l'appoggio della Curva Sud in un comunicato durissimo nei confronti di un ritorno di Leonardo.

La parte più difficile per Elliott sarà però ovviamente l'aumento dei ricavi e dunque del fatturato. Il grosso arriva sempre dai diritti tv e l'unica cosa che si può fare per aumentare questa fetta è giocare le competizioni europee. Poi c'è da far fruttare la valorizzazione del marchio. Elliott pare intenzionato a spingere molto sul lato marketing. Il brand sarà promosso il più possibile tramite tutti i canali. Strettamente connesso al marchio c'è il merchandising. Su questo fronte, le squadre italiane sono decisamente inferiori ad altre, per esempio di Premier League. Il problema è dovuto anche alla contraffazione: circa 500 milioni in meno di guadagno per le squadre. Infine c'è il discorso stadio: gli americani sanno bene quanto sia importante averne uno di proprietà, ma i tempi di realizzazione rendono improbabile che Elliott si imbarchi in tale impresa. L'Inter intanto aspetta...

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