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Mihajlovic: “Sarei andato via dal Milan da solo. Berlusconi…”

Sinisa Mihajlovic durante Atalanta - Milan (credits: GETTY Images)

Mihajlovic senza freni. Parla della sua esperienza al Milan, di Berlusconi, di Donnarumma, dell'aiuto di Galliani e tanto altro. Ecco tutte le sue verità.

Stefano Bressi

Il divorzio tra il Milan e Sinisa Mihajlovic, quando è arrivato e per come è arrivato, ha sorpreso tutti. Che il rapporto tra il serbo e i rossoneri non sarebbe durato a lungo era evidente, ma la scelta di mandarlo via fu presa proprio dopo la miglior partita giocata dai suoi ragazzi, contro la Juventus. A distanza di qualche mese, Sinisa racconta le sue verità sull'esperienza milanista. Il rapporto con Silvio Berlusconi non è mai stato dei migliori, mentre tutt'altra cosa quello con Adriano Galliani. Il Presidente gli ha più volte detto di non far esordire Gianluigi Donnarumma, così come non voleva spendere 25 milioni per Alessio Romagnoli. In una lunga intervista al Corriere della Sera, Mihajlovic ha parlato senza freni.

Ecco le sue parole: "Al Toro sto bene, qui mi rispecchio in tutto. Al Milan non era così. Sono contento che l'attaccante della Nazionale sia Belotti, adesso i giovani giocano, prima non era così. Io penso che si debba vedere se uno è bravo o no, non se è giovane o vecchio, io ne ho fatti esordire tanti... Donnarumma ha esordito tra i dubbi di tutti perché c'era Diego Lopez e aveva 16 anni. Adesso è in Nazionale e non ha prezzo. Resterà una mia soddisfazione. Io non faccio giocare un giovane solo perché non ne ho altri, se mi convinco gioca lui e gli altri vanno in panchina. Al Milan è stato un momento difficile fin dall'inizio. Nelle prime partite abbiamo perso tempo perché giocavamo con il 4-3-1-2 come voleva Berlusconi, ma si vedeva che non era il modulo giusto. Dopo la partita con il Napoli ho deciso di andare di testa mia e ho pensato che se sarei morto, lo avrei fatto con le mie idee. I risultati hanno cominciato a venire. Idem con Donnarumma: la settimana dell'esordio Berlusconi è venuto due volte a Milanello per convincermi a mettere Diego Lopez. Gli ho detto che aveva due possibilità: mandarmi via e mettere Diego Lopez o tenermi e vedere Donnarumma titolare. Mi ha tenuto, per fortuna. Sua. Per me è stato un onore conoscere Berlusconi, lo ringrazierò per sempre. Per 29 anni è stato il presidente più grande di sempre, il 30° anno è stato il mio. Non so cosa si sia rotto. Mi avevano preso perché ho personalità, infatti avevo ridato regole e cultura del lavoro che si erano perse. Nessuno ha mai sgarrato. Si deve guardare tutto per dare un giudizio: il tempo perso all'inizio, l'esonero dopo la miglior partita, il fatto che ho lasciato il Milan in finale di Coppa Italia e in Europa League e sappiamo come è finita, l'esordio di Donnarumma. Romagnoli non sarebbe mai venuto a Milano senza di me, perché nessuno voleva spendere 25 milioni. Anche in quell'occasione ho convinto il Presidente. Anche Niang, sono io ad averlo fatto giocare titolare e ad essermi imposto per non farlo andare al Leicester. Senza questi tre oggi il Milan sarebbe molto meno forte e molto meno ricco. L'unica cosa che mi rode è non aver potuto giocare la finale di Coppa Italia. Non so come sarebbe andata, non mi è stato permesso scoprirlo. Io avevo comunque deciso di andare via, non potevo fare un altro anno così. Galliani mi ha aiutato tanto, è un grande. Spero non lasci il calcio. Gli voglio molto bene, lo considero un amico, il nostro rapporto continua. Balotelli non ha fatto neanche una cazzata, se fossi rimasto sarebbe esploso. È stato sfortunato: si è fatto male e ha perso fiducia. Spero torni in Nazionale, è un bravissimo ragazzo".

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