Gli incroci tra il calcio e la politica non sono mai mancati. Dal 1994, di certo, sono aumentati. I livelli raggiunti ieri, però, sono stati toccati forse mai. La giornata, infatti, si è aperta con una notizia che lanciava una clamorosa accusa a Silvio Berlusconi: la vendita del Milan non sarebbe stata altro che riciclaggio di denaro. Addirittura sembrava che ci fosse un'inchiesta aperta dalla Procura di Milano, che aveva indagato anche sulla trattativa poi saltata con Bee Taechauboul. Secondo l'articolo, pubblicato dalla Stampa e dal Secolo XIX, il prezzo del Milan sarebbe stato gonfiato e sarebbero stati usati capitali di Berlusconi all'estero. In tarda mattinata di ieri, però, è arrivata la secca smentita del procuratore capo della Repubblica di Milano, Francesco Greco che ha dichiarato: "Allo stato non esistono procedimenti penali sulla compravendita dell'A.C.Milan. Al momento non esiste alcun fascicolo, se esistesse lo avrei assegnato al nuovo dipartimento del dottor De Pasquale e ne sarei quindi informato".
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La vendita del Milan è un giallo: la Procura smentisce l’inchiesta
Dopo le notizie che si sono diffuse ieri su un fascicolo aperto sulla compravendita del Milan, è arrivata la smentita del procuratore Greco.
Ricordiamo che il Milan è stato ceduto il 13 aprile 2017, per un totale di 740 milioni, compresi i debiti. L'operazione si è potuta concludere grazie a un prestito di Elliott di circa 300 milioni. I soldi che fanno discutere, però, sono quelli arrivati prima da Hong Kong. Secondo La Stampa l'inchiesta sarebbe seguita dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, lo stesso che ha fatto condannare Berlusconi facendolo decadere da senatore e rendendolo ineleggibile. Greco, però, ha smentito la presenza di un fascicolo esplorativo, negando le ipotesi di un "modello 44" (il registro delle notizie di reato a carico di persone ignote) e di un "modello 45" (il registro degli atti non costituenti reato), scrive La Gazzetta dello Sport. Inoltre il Procuratore ha ricordato anche che l'avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini è in passato andato in Procura per illustrare i passaggi della trattativa.
Ecco perchè proprio Ghedini ha risposto alla Stampa accusandola di: "volontà diffamatoria che non può che avere ragioni correlate all'intenzione di interferire nell'imminente competizione elettorale". Anche Fininvest ha preso posizione con Marina Berlusconi, che ha parlato di "fake news", ecco le sue parole: "La falsificazione di cui si sono resi responsabili due quotidiani del gruppo De Benedetti lascia indignati ed esterrefatti per la sua gravita". La Stampa, comunque, ha poi confermato la notizia arrivata da due fonti distinte. Ipotizzando, forse, che un esposto possa essere depositato prossimamente.
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