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Golin: “Fatal Verona mi costò una casa, ma Rocco…”

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Golin è un doppio ex della sfida di oggi tra Milan ed Hellas. Racconta la famosa Fatal Verona e "accusa" l'allenatore di non aver fatto turnover.

Stefano Bressi

È in ottima forma, Lino Golin. Ha ormai 73 anni, ma il fisico è ancora tonico e senza un filo di pancia. Il gusto di giocare a calcio non lo ha perso e due o tre volte alla settimana sfida avversari più giovani. I compagni lo prendono in giro quando lui li richiama: "Neanche avessi giocato in Serie A..." Non solo ci ha giocato, ma ha anche vinto qualcosa: uno Scudetto, una Coppa delle Coppe, una Intercontinentale, 2 Coppe Italia. Li ha vinti con il Milan di Nereo Rocco e Gianni Rivera. Non solo successi, però. La delusione più cocente è arrivata al Bentegodi, doppia beffa per lui che aveva iniziato con l'Hellas Verona. Stiamo parlando della "Fatal Varona". Oggi, 45 anni dopo, il Milan può mandare in Serie B l'Hellas. Intanto, ai microfoni de "La Gazzetta dello Sport", proprio Golin racconta quella sfida.

Se è vero che gli costò un appartamento: "Sì... Rivera aveva già stabilito con la società i premi Scudetto e a me toccavano 15 milioni di lire con cui avrei preso una casa. Andò peggio a Rocco, che doveva comprarsi un palazzo in centro. Un po', però, se l'è cercata..."

Gli errori di Rocco: "Eravamo reduci dalla battaglia di Salonicco, vittoria contro il Leeds nella Coppa delle Coppe. Siamo rientrati in Italia il giovedì notte. Chiedemmo invano il posticipo della gara. La cosa migliore era un turnover, ma Rocco non conosceva questa parola. Schierò lo stesso 11 sfinito della finale e dopo 30' eravamo sotto 3-0".

Sulla delusione per lo Scudetto alla Juve: "Si chiuse così la mia esperienza al Milan".

Sugli inizi al Verona: "Mi notarono in un torneo. I miei non volevano giocassi, troppe scarpe consumate. Ricordo ancora la faccia di mia mamma quando ho portato il denaro del premio partita dopo l'esordio in Serie B".

Sui primi soldi: "Avevo meno di 18 anni e abbiamo vinto 1-0 a Como. Al campo hanno distribuito le buste, ma non ho avuto il coraggio di aprirla. L'ho fatto sul bus che mi riportava a Soave. 80mila lire, mio padre non le guadagnava in un mese".

La reazione della madre: "C'era mia madre in cucina. Prendo le banconote e le spargo sul pavimento. Lei ha iniziato a saltare con le lacrime agli occhi. Allora le massaie avevano il libretto dei debiti. Il giorno dopo saldò tutti".

Sul passaggio al Milan dopo essersi sposato: "L'ho scoperto dalla Gazzetta in Val d'Aosta. In prima pagina c'era scritto che andavo al Milan per 150 milioni e la metà di Maddè. Ho chiamato in sede per sapere se fosse vero e mi dissero di tornare per le visite mediche. Addio viaggio di nozze".

Sulle poche presenze in rossonero: "Rocco andava cauto con i giovani, ma il primo anno mi feci male con la De Martino, altrimenti toccava a me. Poi esplose Prati. Rocco parlava poco: una volta mi disse che avrei giocato titolare contro l'Inter a mezz'ora dal match. Giocavo in fascia, ma avevo iniziato da regista avanzato, come Rivera".

Su Milan-Hellas di oggi: "Mi dispiace, ma nel calcio attuale non contano storia e tifoseria importante. Il Milan dovrebbe lottare per lo Scudetto, ma vale il discorso di prima. Gattuso mi ha sorpreso, ma non so se sia il tecnico giusto per vincere. Se conquista la Coppa Italia merita la conferma".

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