"L'edizione odierna di 'Repubblica' ha fatto un ritratto del fondo di investimento statunitense Elliott Management Corporation che, nei giorni scorsi, ha prestato ben 303 milioni di euro a Yonghong Li per consentirgli di acquisire il 99,93% del Milan da Fininvest. Sarebbero “noccioline” i fondi elargiti dalla realtà di Paul Singer alla 'Rossoneri Sport Investment Luxembourg' se rapportati alla svariata quantità di capitali che il fondo muove, cede, incassa durante l'anno.
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Fondo Elliott, un colosso della finanza dietro i cinesi del Milan
Il fondo statunitense Elliott ha prestato oltre 300 milioni a Yonghong Li per acquisire il Milan: questa la storia recente della realtà di Paul Singer
"Un esempio? La battaglia sull'Arconic, colosso USA dell'alluminio che Singer aveva messo nel mirino sin dallo scorso dicembre: obiettivo centrato, con le dimissioni dell'A.D. di Arconic, Klaus Kleinfeld, accusato da Elliott di 'cattiva gestione', e con la quota del 12% di Arconic in mano ad Elliott rivalutatasi, in 100 giorni, di 350 milioni di dollari. Chi ha messo, poi, i soldi in mano ad Elliott (32 miliardi di euro fin qui) non è quasi mai rimasto scottato: dal 1977 i suoi fondi sono andati in rosso solo due anni con un rendimento medio annuo del 13,5%.
"Paul Singer, insomma, come un Re Mida di Manhattan. I suoi metodi, spesso, non sono definibili proprio 'ortodossi'. A volte, infatti, il fondo Elliott individua una 'preda', che può essere tanto una società malgestita quanto un Paese in difficoltà, e la colpisce finché non riesce a spolparla. “Elliott ha rastrellato bond di nazioni sull’orlo del crac come Congo, Perù o Argentina chiedendo poi il rimborso in tribunale – ha sottolineato il collega Ettore Livini di 'Repubblica' -. E tutti hanno ceduto: i 2 milioni puntati sulle banche di Kinshasa sono diventati 32, i 20 investiti a Lima 58. Lo storico braccio di ferro contro Buenos Aires sui Tango Bond (15 anni di cause in tribunale) ha regalato a Singer la nomea di “avvoltoio” e uno stratosferico guadagno del 1.600%”.
"Il Milan, tra l'altro, non sarebbe l'unica avventura italiana del fondo Elliott Management Corporation. Qualche anno fa, infatti, ha studiato una 'joint venture' con Paolo Scaroni, ex A.D. di Enel ed Eni (oggi membro del nuovo Consiglio d'Amministrazione del Milan, n.d.r.), ed Alvise Alverà, commercialista veneziano di stanza a Londra. Con Alverà ha sottoscritto nel 2016 un’intesa per “esaminare opportunità” in Italia, dove ha lanciato un’Opa da 560 milioni su 4 fondi immobiliari.
"Paul Singer, infine, repubblicano di area Mitt Romney, è stato colto in contropiede, in patria, dall'elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti d'America. Ma, come ha concluso l'approfondimento di 'Repubblica', chiuse le urne il vento è girato: ad inizio anno, in uno studio, Elliott ha scritto come le prime mosse dell’amministrazione fossero l’alba di una nuova era e poi, intorno la metà del mese di febbraio, Paul Singer stesso si è recato alla Casa Bianca per ricucire rapporti. Insomma, il fondo Elliott, che ha giocato un ruolo cruciale nel passaggio di proprietà del Milan, è una realtà che difficilmente sbaglia mossa o commette investimenti sbagliati.
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