Crisi Milan, tutte le colpe di Pioli nella caduta libera dei rossoneri

Daniele Triolo

Il Milan di Stefano Pioli è in crisi e perde di continuo. Ma è tutta colpa dell'allenatore? Vediamo cosa lo porterebbe a pensare

'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola ha parlato di Stefano Pioli, allenatore del Milan, al centro delle discussioni, delle critiche e delle polemiche per il momento nero che sta vivendo la sua squadra. I rossoneri sono in caduta libera, hanno perso la quarta partita consecutiva (due di queste sono derby contro l'Inter) e sui social i tifosi che lo osannavano fino a qualche mese fa ora lo fanno a pezzi. Pioli, però, è ancora convinto di raddrizzare la situazione: non molla e il Milan lo ha confermato. Ma le colpe di questo periodo orribile del Diavolo sono tutte di Pioli? Vediamo, con la 'rosea', i motivi che porterebbero a pensarlo.

Condizione a terra e tanti infortuni

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Il Milan di Pioli si è costruito una fama con l'intensità. Oggi, però, il suo punto di forza è diventato il suo punto debole. Il Diavolo, oggi, è a pezzi per infortuni e condizione atletica dei suoi elementi. Gli infortunati sono una costante da inizio stagione: nel mazzo, assente pesantissime, come quella di Mike Maignan, che, per valore e leadership, supera tutti. La pessima condizione fisica è emersa a dicembre 2022 (nelle amichevoli contro Arsenal, Liverpool e PSV già suonavano gli allarmi) e si è confermata a gennaio 2023. Nel ritiro di Dubai più di qualcosa non ha funzionato: gli interrogativi sono leciti. La serie di infortuni muscolari, un problema già accusato in passato, può essere di nuovo casuale?

Tattica e scelte difensive innovative

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Il Milan di Pioli, in questo 2023, è stato lunghissimo, ha concesso caterve di occasioni e ripartenze, ha perso come detto intensità e distanze. Pioli ha insistito con il 4-2-3-1. Poi, quando ha cambiato, ha giocato il peggior primo tempo da anni. A questo vanno aggiunte le critiche su alcune situazioni specifiche. I cambi in Milan-Roma, con l'ingresso di Matteo Gabbia per passare alla difesa a tre. Quindi il 3-5-2 rinunciatario del derby di Milano. Vero che gli episodi influenzano la decisione (se Tammy Abraham non avesse fatto gol nel recupero di Milan-Roma? Se Olivier Giroud avesse pareggiato il gol di Lautaro Martínez nel derby di domenica?), ma sono evidenti tante cose. Come l'abbassamento del baricentro nel finale della partita contro i giallorossi, la pessima prova di Junior Messias da mezzala domenica sera, il contributo insufficiente della trequarti con lo stesso Messias, Brahim Díaz e Rafael Leao tra Milan-Inter 0-3 di Supercoppa Italiana e Lazio-Milan 4-0 di campionato. Per Arrigo Sacchi, Pioli ha cancellato anni di lavoro così.

Gestione del gruppo, tra Leao e i giovani

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Il Milan di Pioli, in questa stagione, è una squadra strana secondo la 'rosea'. Ha un organico profondo, con 30 giocatori. Ma c'è grandissimo divario tra i 5-6 migliori (Mike Maignan, Theo Hernández, Ismaël Bennacer, Sandro Tonali, Rafael Leao) e quelli di seconda e terza fascia. Pioli ha utilizzato poco o nulla almeno 6-7 uomini, per infortuni o scelta. E, da un mese, non riesce più a motivare la squadra. Qui, in particolar modo, qualcosa si è rotto. La gestione di Leao solleva tanti interrogativi: in panchina per due volte di fila contro Sassuolo e Inter. La gestione dei nuovi acquisti, anche, lascia a desiderare. Nessuno di loro è un titolare del Milan. Charles De Ketelaere è stato lanciato, poi è finito in panchina dopo una serie di prestazioni insufficienti. Qui, nulla da dire, se non accusare l'allenatore di averlo tirato fuori dal campo al 45' di Milan-Sassuolo. Più dubbi, quindi, su Malick Thiaw e Aster Vranckx, che qualcosa hanno mostrato. Sono all'altezza del Milan? Impossibile dirlo se non giocano. Molti tifosi rossoneri avrebbero voluto scoprirlo. Mercato Milan, colpo a centrocampo con uno scambio: le ultime news >>>