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CorSera – Milan, lascia Tognaccini: “Noi pionieri: con i numeri si vince”

Daniele Tognaccini Milan Lab
Daniele Tognaccini, 'mago dei dati' di Milan Lab, lascia dopo 20 anni ininterrotti con il club rossonero: ecco dichiarazioni, rivelazioni e retroscena

Daniele Triolo

Daniele Tognaccini, responsabile di 'Milan Lab', dal 2002, lascia il club rossonero dopo 20 anni ininterrotti di collaborazione (era entrato nel 1998). Questa mattina Tognaccini ha rilasciato una lunga intervista al 'Corriere della Sera' ripercorrendo le tappe fondamentali della sua esperienza. Ecco dichiarazioni, rivelazioni e retroscena di Tognaccini:

Sulla sua avventura: “Sono stati 20 anni formativi, avendo frequentato persone da cui ho imparato molto; meravigliosi per le vittorie conquistate da protagonista; impegnativi perché ho tolto tempo alla mia famiglia: era giunto il momento di dire basta”.

Sul motivo per cui non ha rinnovato il contratto scaduto il 30 giugno scorso: “Non certo perché la società precedente non credeva in Milan Lab. Anzi, la proprietà cinese aveva sviluppato piani di business per esportare la metodologia in Oriente. Aveva un atteggiamento opposto rispetto a Silvio Berlusconi che non era per nulla interessato a lucrare su un patrimonio di informazioni preziosissimo”.

Sull'esigenza da cui nacque Milan Lab: “Il progetto partì su input di Adriano Galliani. L’obiettivo era creare una piattaforma di dati per fornire delle spiegazioni: come erano arrivati i trofei? Con quali allenamenti? Come si potevano prevenire gli infortuni, il cui numero incide sul bilancio?”.

Sul progetto Milan Lab: “Fummo i primi nel mondo a introdurre una raccolta dati di tre aree, strutturale, biochimica e mentale. Creammo a costo zero un sistema di supporto da mettere a disposizione dei dipartimenti tecnici, medici e atletici. In vent’anni abbiamo raccolto 2 milioni di dati tanto che Microsoft, nostro partner, ha dichiarato che Milan Lab rappresenta il database più importante al mondo a livello sportivo”.

Sul tecnico più collaborativo: “Gli anni d’oro sono stati quelli di Carlo Ancelotti. Abbiamo disputato tre finali di Champions League, abbiamo avuto due Palloni d’oro, abbiamo consentito ad atleti come Paolo Maldini, Alessandro Costacurta, Filippo Inzaghi di chiudere la carriera a ridosso dei 40 anni”.

Sull'allenatore più diffidente: “Gli ultimi arrivati, Vincenzo Montella e Siniša Mihajlović, non avevano mostrato molta curiosità. Al contrario di Maurizio Sarri, un vero maniaco di numeri”.

Su Sarri: “È mio grande amico, abitiamo a pochi chilometri di distanza. Ogni volta che ci incontriamo mi chiede, si vuole informare. Lui è innamorato dei dati. Mi ha anche chiesto di seguirlo al Chelsea, ma ora intendo rallentare i ritmi lavorativi. Ho un progetto nel campo del turismo e un altro con una società di calcio americana”.

Sul fatto se Pato sia stato il rammarico più grande: “Non penso che Milan Lab abbia commesso errori. Era come se noi, con i nostri dati, mettessimo a disposizione dei medici un navigatore per seguire la strada. Poi se si preferisce imboccare un’altra via non è colpa del navigatore”.

Sul giocatore più disponibile: “Clarence Seedorf: era il maggior frequentatore della mind room, la stanza dove entravi, ad esempio, per superare le paure dopo un infortunio. Tempestava di domande lo psicologo, il dottor De Michelis. Tutto il contrario di Serginho. Ti stava a sentire 5’, ti diceva che eri un genio ma non gli importava molto”.

Su chi porterà avanti il progetto: “Bruno Dominici che ha lavorato con me per 14 anni e ora è il preparatore di Gennaro Gattuso. Da calciatore Rino ha dovuto sgomitare per superare i pregiudizi, ci riuscirà anche da allenatore. Nessun tecnico al mondo avrebbe trascinato fuori dalla crisi la squadra lo scorso anno. Rino deve essere la pietra da cui ripartire. E poi se come A.D. arriverà Ivan Gazidis, che all'Arsenal con Unai Emery lavora sui numeri, Milan Lab non potrà che essere potenziato”.

L'arrivo di Gazidis al Milan, però, sembra ora essere tutt'altro che scontato:

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