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Bianchi: “Sarri è il favorito, Montella ha i talenti del futuro”

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L'ex allenatore dei partenopei, Bianchi, ha commentato il match di stasera: vede gli azzurri favoriti, ma solo perchè al Milan serve più tempo.

Stefano Bressi

Ha giocato con Omar Sivori e Gianni Rivera, ha allenato Diego Maradona. Bastano questi tre nomi per far capire cosa significhi Napoli-Milan per Ottavio Bianchi, ex tecnico dei partenopei che, intervistato da "La Gazzetta dello Sport", ha fatto il punto sul match che si disputerà stasera al San Paolo.

Sulla partita: "Una sfida tra una squadra che ha un gioco spumeggiante e ha imparato a coprirsi e una ancora in costruzione".

Napoli da Scudetto: "Sì: ora sa di essere forte e sa come gestire le energie. Da giocatore avevo capito che a Napoli non c'era equilibrio, proprio perchè non si era abituati a vincere. Ci si esaltava per una vittoria con una grande e subito dopo si perdeva con una piccola. E via interminabili polemiche. C'è voluto tempo per cambiare mentalità".

Su Insigne: "Non ha nessuna rivincita da prendersi. Il Napoli gioca a memoria, ha un'identità precisa e lui ha un ruolo chiave".

Sull'esclusione di Insigne con la Svezia: "Sto ancora dalla parte degli allenatori e non mi permetto di giudicare. Io però non rinunciavo mai a uno di talento".

Sulle sue presenze in Nazionale: "Clima pesante, ma la situazione non era paragonabile a quella attuale. Con la Svezia è stata una disfatta epocale, tutto il sistema è da rifondare".

Sul passato da giocatore del Napoli: "Ricordo Sivori, una tecnica fuori dalla norma. Dava spettacolo fin dai calzettoni abbassati. Una star".

Su Maradona: "Non si fanno paragoni. Non è giusto per loro e per la squadra. Un fuoriclasse è figlio del suo tempo, dà significato a epoche diverse. È fuori classifica, lo dice la parola stessa".

Sul passato da giocatore del Milan: "Ricordo un anno travagliato per questioni societarie e Rivera sotto tono. Mai come me: giocavo senza ginocchia dopo la rottura dei legamenti a 17 e 27 anni. Rimpiango di aver conosciuto Rocco per pochi mesi: un maestro di simpatia. Coma Pesaola".

Su Napoli-Milan del 1° maggio 1988 e lo Scudetto al Milan: "Hanno vinto loro, ma non dimentichiamoci che noi avevamo vinto lo Scudetto l'anno prima. È stato un momento storico, poi è venuto il resto".

Sulle dietrologie: "È irritante e lascia il tempo che trova. Sono uomo di campo e do merito agli avversari quando vincono. Noi siamo arrivati al match con diversi giocatori in difficoltà".

Sul Napoli di oggi: "La squadra ha consapevolezza di vincere qualcosa di importante dopo anni ad alti livelli. Ricordo che tre anni prima dello Scudetto, il Napoli lottava per non retrocedere".

Su Montella: "In Italia è così: si vuole vincere subito. All'inizio era considerato l'uomo nuovo, poi è stato messo in discussione appena mancati i risultati. Bisogna avere un po' di misura".

Sul parere di Berlusconi sulla campagna acquisti: "Un gruppo non diventa competitivo solo perchè si è speso tanto, per fortuna. I nuovi vanno seguiti e aspettati, devono adattarsi a un calcio nuovo. Qualcuno ha reso meno del previsto. D'accordo stravolgere tutto, ma poi c'è il lavoro sul campo, che è il punto difficile. Il Milan è in costruzione, ma in prospettiva ha gli italiani più interessanti: Donnarumma, Locatelli, Cutrone, Conti e altri..."

Napoli favorito: "In teoria sì, ma il calcio è imprevedibile".

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