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Albertini: “Braida puntò su di me. Atene ’94? Ecco il segreto per battere il Barcellona”

Demetrio Albertini (credits: GETTY Images)

Demetrio Albertini, ex centrocampista del Milan, ha rivelato alcuni aneddoti della sua carriera ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport': le sue parole

Daniele Triolo

"Demetrio Albertini, ex centrocampista del Milan ed oggi apprezzato dirigente sportivo, ha parlato questa mattina a 'La Gazzetta dello Sport', principalmente delle dinamiche di Barcellona-Juventus, in programma domani sera al 'Camp Nou', sfida valevole per il ritorno dei quarti di finale di Champions League, ma, nelle righe, ha anche rivelato alcuni aneddoti della sua carriera rossonera ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport'. Queste le dichiarazioni di Albertini a tal riguardo:

"Su Ariedo Braida: “Io e Ariedo siamo amici: dieci giorni prima delle elezioni eravamo insieme a Milano e la sera di Barcellona-PSG 6-1 abbiamo cenato insieme fino alle tre di notte. Mi ha visto crescere: il Milan voleva Eugenio Corini e fu lui ad insistere per puntare su di me. Da venti anni si vanta con tutti: 'Il soprannome <<Il Professore>> gliel'ho dato io...', ed un po' con me: 'Ti ho fatto diventare ricco'”.

"Sul suo tifo giovanile per la Juventus: “Papà era tifoso, io mi riconoscevo negli juventini per gli idoli da imitare: il primo ricordo nitido di calcio è il Mondiale del 1982 e c'era mezza Juventus, in camera avevo il poster di Marco Tardelli. Però da bambino non andavo allo stadio a vedere la Juventus, il calcio era amore neutrale più che tifo. Lo diventò la prima volta che entrai a San Siro: giocava il Milan”.

"Su Carles Puyol, suo compagno di squadra ai tempi di Barcellona: “Mi ha sempre visto come fratello maggiore, era il mio punto di riferimento quando sono arrivato. Ero il più vecchio, quello che aveva vinto di più e per il 'nostro' Milan c'era una sorta di venerazione. 'Mi hai insegnato a fare il capitano', mi disse tempo dopo”.

"Sulla finale di Champions del 1994 ad Atene: “Ci mancavano Franco Baresi ed Alessandro Costacurta, e da 15 giorni sfottevamo Filippo Galli: 'Non giochi, piuttosto mette Marcel Desailly o Christian Panucci in mezzo'. La molla per battere il Barcellona fu, la mattina della gara, una foto sui giornali spagnoli, con Johan Cruijff in posa accanto alla coppa. 'Come possiamo perdere se noi abbiamo comprato Romario e loro Desailly?', aveva appena detto. Sala da pranzo, sala riunioni, spogliatoio: attaccammo quella foto ovunque”.

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