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Rangnick-Milan, una barzelletta che non fa ridere. Perchè Gazidis non parla?

Paolo Maldini, Ivan Gazidis e Ralf Rangnick (grafica Pianetamilan.it)

Una rivoluzione alle porte. Il toto-allenatore in casa Milan (Rangnick, Allegri o Pioli?) nasconde un possibile ribaltone anche in società. Basterebbe una parola di Gazidis, ma..

Redazione

"Ci sono Pioli, Rangnick e Allegri...": sembra l'inizio di una barzelletta, ma - purtroppo - non lo è. Una barzelletta che, per altro, difficilmente sarebbe in grado di strappare anche solo un sorriso ai già esasperati tifosi del Milan, stoici nella loro costante presenza allo stadio (sempre 50-60mila a San Siro nonostante risultati modesti), ammirevoli nel loro senso di appartenenza dopo anni di buio pesto e di progetti a km zero. Sempre presenti, sempre calorosi, sempre appassionati: Sempre Milan, come dice il motto aziendale.

Insomma, tifosi che andrebbero ripagati quantomeno con un pizzico di chiarezza in più. Sul presente e soprattutto sul futuro del Milan. Che progetto c’è? Gli sponsor arrivano? Ci sarà continuità almeno questa volta nella guida tecnica e in dirigenza? Domande che rimangono appese e che lasciano appiccicata addosso quella fastidiosa sensazione di precarietà, di essere sempre sul ciglio del baratro.

Partiamo dalla panchina. Rangnick ha davvero firmato un pre-contratto con il Milan? Elliott smentisce categoricamente (che abbia firmato, non eventuali contatti), Maldini lo definisce un profilo ‘non adatto’, Gazidis tace. Eppure basterebbe una sua parola per porre fine a tutto questo chiacchiericcio, visto che i media stranieri (Bild ed Equipe, tra i più attendibili nel panorama europeo) attribuiscono proprio all’AD sudafricano questa idea. Perché non smentire allora? Ma Gazidis, come da tradizione anglosassone, non parla. Aveva promesso più interviste, più comunicazione, più trasparenza? E’ vero, lo aveva fatto. Avrà cambiato idea..

Intanto, però, le voci si moltiplicano e diventano fastidiose. Anche perché Rangnick non arriverebbe solo come allenatore al posto di Pioli, si scrive, ma anche come DS in sostituzione di Massara. E contro – evidentemente – il parere dell’attuale DT, Maldini, a quel punto scavalcato.

Gli ottimisti ad oltranza potrebbero obiettare: ‘Si però, dai, siamo seri, rincorrere tutti questi rumors è impossibile. E’ solo una voce, un’invenzione giornalistica. Il Milan non può smentire ogni cosa’. Vero, per carità. Ma attenzione a sottovalutare l’impatto (mediatico e sportivo) di questa voce. Questa non è una notizia da far cadere nel vuoto.  Per almeno due ragioni:

1) arriva in un momento cruciale della stagione, con il Milan in risalita, il sesto posto nel mirino e una finale di Coppa Italia difficile, ma ancora raggiungibile. Non fosse vera questa voce, sarebbe abbastanza fastidiosa. Sarebbe un tentativo (bieco) di destabilizzare l’ambiente rossonero. Sarebbero da aggredire queste voci, non si possono subire in silenzio.

2) In molti parlano di una frattura interna alla società: Gazidis da una parte, Maldini dall’altra. Una frattura dettata da diversità di vedute non conciliabili. Fosse vera questa voce, sarebbe da smentire categoricamente. Mettendoci la faccia, usando parole chiare. ‘Il progetto del Milan è questo (quale?) e c’è unità di intenti. Stiamo programmando il futuro insieme’. Ecco basterebbero queste parole per far crollare il castello di carta che qualche cattivone della stampa ha messo in giro.

E invece no, Gazidis è restio a prendere la parola. E questo, un po’, sinceramente, fa pensare. Perché fossero vere queste voci, vorrebbe dire spazzar via in un solo colpo la guida tecnica (Pioli) e gran parte della dirigenza (Maldini e Massara quantomeno). E qui torniamo alla domanda di sempre: che progetto ha il Milan? Cosa ha in mente Gazidis? Perché parlare di futuro è così complicato e sofferto?

Postilla finale. In questo momento sulla panchina rossonera siede un uomo che ha preso in mano una squadra costruita su un altro modulo (4-3-1-2) e un altro allenatore (Giampaolo). Dopo un inizio shock e un esonero, quell’uomo – Stefano Pioli - è subentrato in corsa e ha raddrizzato la baracca, come si dice a Milano. Poteva essere aiutato di più a gennaio, sul mercato, ma non si è mai lamentato e si è fatto bastare Ibrahimovic. Ha continuato a lavorare e pian piano, ha ribaltato la squadra, che oggi corre, gioca, crea e tiene testa alle prime della classe, giocandosela a viso aperto. I risultati diranno a fine stagione se Padre Pìoli, come lo chiamano simpaticamente gli Autogol, avrà fatto il miracolo. Oggi sicuramente non merita di essere messo in discussione, per quello che ha fatto. Se il Milan ha organizzazione, corsa, gioco e anima, lo si deve a lui. Ed è quello che il Milan andava cercando da tempo. Ma pare non bastare. Perché? INTANTO ALLEGRI ANNUNCIA IL SUO RITORNO IN PANCHINA. LEGGI QUI>>>

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