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Pioli, ma che dici? Questo Milan è una RedBull, ma a guidarla è Perez..

Pioli, ma che dici? Questo Milan è una RedBull, ma a guidarla è Perez.. - immagine 1
'Questo Milan sta bene in campo, non è un problema tattico'. Le parole di Stefano Pioli fanno discutere dopo Atalanta-Milan. Ecco la nostra analisi
Matteo Ronchetti Direttore responsabile 

Dopo Atalanta-Milan ci sono alcune cose da puntualizzare e analizzare. Specialmente del post partita, quando Stefano Pioli ha ripetuto per l'ennesima volta che 'questo Milan non ha problemi tattici, che sta bene in campo'. 

Le solite dichiarazioni...

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Ecco, i tifosi perdonano tutto, ma non le prese in giro. Perché di questo sanno le giustificazioni recenti. C'è qualcosa di molto peggio che una sconfitta: la scarsa lucidità nelle dichiarazioni. Perchè la sensazione che veicolano queste parole è che l'allenatore abbia perso contatto con la realtà, che non sappia più dove sbattere la testa per raddrizzare la barca, che non abbia più armi per incidere. E allora che si fa? Si prova a sviare. Ma spesso è inutile, se non dannoso. Perchè acuisce il malcontento e la preoccupazione. Sa di ultima spiaggia.


Sì alle critiche, no all'ingratitudine

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Diciamo queste cose con sincero affetto nei confronti di un allenatore che ci ha traghettato fuori da acque agitate, e lo ha fatto con merito. Accanirsi oggi contro di lui ha il sapore dell'ingratitudine. Non vogliamo farlo. Ma non possiamo nemmeno tapparci gli occhi e turarci il naso. Occorre avanzare critiche, quanto più costruttive. E oggi più che mai serve guardarsi in faccia, negli occhi ed essere onesti, sinceri. 'Dire che il Milan tatticamente sta bene in campo' è una bugia. Risultati e dati dicono altro.

Pioli, una tattica...masochista

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La difesa a oltranza che Stefano Pioli fa di sé e del suo entourage è comprensibile, ma sa di masochismo: non giova a lui, non giova alla squadra, che sembra smarrita, poco convinta. Occorre tornare lucidi e onesti, anche nelle analisi. NO, questo Milan non sta in piedi. Questo Milan tatticamente ha problemi ENORMI e questa tattica di gioco è più suicida che efficace. E' chiaro  a tutti, tranne che al suo allenatore, evidentemente. Sono i dati a dirlo, non il sottoscritto.

I dati disastrosi del Milan

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A inizio Dicembre il Milan è praticamente fuori da tutto, dalla corsa scudetto alla Champions. Siamo aggrappati ai miracoli. La squadra concede tantissimo e crea poco. Ha incassato 18 gol in 15 partite di campionato e ha una differenza reti di appena +8 (l’Inter è a +30). In Champions i numeri sono addirittura peggiori: 3 marcature all’attivo e 7 al passivo. Differenza reti a -4, ultimo posto nel girone. Si è passati dall'obiettivo scudetto al quarto posto in un amen. E la cosa più preoccupante è che sia stato Pioli a esplicitarlo nel pre-partita di Atalanta-Milan, quando i punti di ritardo dall'Inter erano ancora 6, un ritardo tutto sommato colmabile. Ma come? Lui stesso aveva detto di dipendere da un'eventuale vittoria del campionato e ora punta a un misero quarto posto? Sono dichiarazioni allarmanti, che sanno di resa totale. 

Il Milan crea poco e concede molto

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Le sensazioni del pre-campionato sono state drammaticamente confermate in stagione regolare: è una squadra squilibrata, spaccata in due, lunghissima in campo. Il centrocampo non protegge la difesa e non sorregge l’attacco. Le mezzali fanno i trequartisti di rientro. Ogni azione avversaria diventa un’occasione potenziale. I difensori sono sempre esposti all’uno contro uno, sempre in difficoltà. Scattano avanti, scattano indietro. E non è un caso che si siano rotti quasi tutti. Davide Calabria, il capitano di questa squadra, aveva lanciato l’allarme in maniera chiarissima, ma da allora nulla è cambiato. I calciatori stanno assecondando in maniera encomiabile le richieste dell’allenatore, ma questa tattica suicida non è mai stata rivista e stravolta completamente. I piccoli accorgimenti adottati non sono sufficienti per il cambio di rotta. E' come andare contro un muro sapendo di farsi male. Perchè farlo? Perchè continuare?

Il problema è il non gioco

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Il Milan ha un solo piano tattico: andare a mille all'ora, recuperare palla e scattare verso la porta avversaria. Atletismo e personalismi. Non c’è palleggio, non c’è gioco. E la sensazione è che questi continui strappi atletici abbiano logorato i muscoli dei giocatori, oggi tutti rotti. E’ arrivato il momento di considerare la cosa più ovvia: il problema zero del Milan non sono gli infortuni, ma il gioco. Lì sta l'origine di tutti i mali e non il contrario. Per altro, con l'infermeria piena la squadra ha perso anche il solito atletismo. Senza corsa, ci rimangono solo i pochi guizzi dei singoli. Siamo al lumicino. La squadra ha meno intensità e ci crede ancor meno: anche qui, sono i dati a dirlo. 13 gol subìti su 25 sono infatti arrivati nei minuti finali, segno evidente di un cedimento fisico e mentale. I cambi sono stati spazzati via dall'emergenza-infortuni, oggi gioca chi - semplicemente - è in grado di deambulare, non c'è più scelta. E' frustrante e pazzesco, viste le premesse.

Guai a parlare di mercato

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E che non si dica che il problema è il mercato o il reale valore dei giocatori in rosa o presi in estate: questa è una squadra forte, una Ferrari. O, se vogliamo, una RedBull. Occorre però guidarla bene. Guardate il rendimento di Verstappen e quello di Perez: stessa auto, resa differente. Ecco, il primo Pioli assomigliava molto a Verstappen: ha portato una macchina modesta a over-performare, vincendo con lucidità di analisi, motivazione ed elasticità tattica. Quello attuale, invece, ahimè, sta assumendo i tratti di Sergio Perez... LEGGI ANCHE: Milan, difesa che incubo! Emergenza e troppi gol subiti

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